28 Marzo 2025 - Ore
Turismo

Turismo e Cultura: Diventiamo i primi fruitori del “nostro” patrimonio artistico

Scellerato chi pensa di svilire l'Arte ed i suoi insegnamenti

In questi giorni si é parlato molto della decisione di rivedere le ore dedicate all’insegnamento della Storia dell’Arte nelle scuole.
Fortunatamente non é in discussione la soppressione dell’insegnamento, come pure in un primo momento si era capito, ma si parla invece di diminuzione delle ore da dedicare all’insegnamento stesso. Comunque una decisione scellerata non solo per l’importanza che la Storia dell’Arte riveste in un paese pervaso da arte e simbolo mondiale di ciò che l’arte rappresenta nella storia dell’uomo, ma anche per l’impatto che é destinata ad avere in un altro settore che mi sta particolarmente a cuore che é quello del turismo -in Puglia e non.
Se nel mondo, nonostante la politica turistica nazionale tanto inesistente quanto deleteria degli ultimi numerosi decenni, l’Italia riveste ancora un ruolo importante nel richiamo del turismo mondiale, non é per la sua capacità di creare eventi di largo interesse (con Expo siamo terribilmente indietro), non é per il mare (talvolta più costoso e disastrato che altrove), non é per gli alberghi di ultima generazione (abbiamo prevalentemente hotel a gestione familiare, stagionali, gravati da una tassazione e regolamentazione che ne impediscono qualsivoglia ristrutturazione), non é solo perché chi assaggia la nostra cucina genuina scopre papille gustative che non sapeva di avere, ma é soprattutto grazie all’infinito patrimonio artistico che chi ci ha preceduto ha creato e che noi sembriamo non essere in grado neanche di conservare.
Con il solo patrimonio artistico ben preservato, pubblicizzato, reso agibile in modo innovativo, noi potremmo attrarre infiniti turisti e tutto ciò che ancora abbiamo da offrire -ed é tanto- sarebbe un magnifico di più.
Tuttavia, la vera rivoluzione di pensiero nel campo dell’arte sta nel prendere consapevolezza che ciò che noi abbiamo e preserviamo non é appannaggio esclusivo degli stranieri, ma deve essere in primis destinato a noi. Noi siamo i primi destinatari e fruitori del nostro patrimonio artistico. Se noi non visitiamo i nostri musei, i nostri siti, le nostre mostre, tutto questo difficilmente riuscirà ad essere remunerativo. Ancor più in una regione come la Puglia, dove la stragrande maggioranza del turismo é di provenienza nazionale.
Noi continuiamo a pensare che un museo debba tenersi con i fondi che lo Stato riesce a passargli senza arrenderci all’evidenza che questi fondi sono e saranno sempre meno perché i costi delle prebende di chi ci amministra e ci ha amministrato sono ormai fuori controllo e nessuno vuole impegnarsi per mettere la parola fine a questo disastro.
E allora dovremmo riuscire a fare sistema, se non a livello nazionale, quanto meno su base zonale per un abbonamento annuale ai siti d’arte. La cifra così incamerata garantirebbe la copertura dei costi fissi e tutto ciò che si riesce a raccogliere in più servirebbe alle spese straordinarie. Altrove già si fa, quindi non dovremmo neanche inventarci niente. Con un sistema di rilevazione delle presenza, si dividerebbero poi gli utili in proporzione tra i vari siti attrattivi.
Ebbene, se noi continuiamo nella nostra opera -finora ben riuscita- di non far conoscere e amare ai nostri studenti il nostro patrimonio artistico, produrremo persone che non saranno in grado di apprezzare ciò che hanno ogni giorno sotto i loro occhi; non saranno in grado di farsi portatori del mondo di un racconto di magnificenza; non saranno in grado di spiegare ad un turista cosa c’é di bello e unico nella propria città; non saranno in grado di preservare opportunamente ciò che abbiamo; non saranno mai i primi fruitori dei nostri stessi beni.
Ancor peggio, se noi non formiamo gente che possa innamorarsi delle nostre opere d’arte uniche al mondo e possa farsi venire idee per goderne al meglio, saremo destinati a creare la convinzione nei giovani che sono circondati da roba vecchia e utile solamente a succhiare risorse per il suo mantenimento allo Stato.
Lo scarto tra le due visioni é minimo e senza l’amore -che nasce solo dalla conoscenza- per l’opera d’arte, abbracciare la seconda visione é inevitabile. Vogliamo davvero questo?

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