23 Aprile 2025 - Ore
Ambiente

La Federazione dei Verdi organizza una petizione online contro le trivellazioni nel mare delle Isole Tremiti

Angelo Bonelli, esponente del gruppo: 'L'Italia deve fermare le trivelle, non i referendum, valorizzare i suoi tesori ambientali, tutelare l'economia della pesca, dell'agricoltura e del turismo'

La Federazione dei Verdi lancia una petizione online per bloccare le trivellazioni al largo delle Isole Tremiti. La denuncia arriva da Angelo Bonelli: “Il ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato le ricerche di petrolio di fronte ad uno dei gioielli ambientali più importanti d’Europa: le isole Tremiti”, afferma. “Il 22 dicembre 2015 con decreto n.176 è stato conferito il permesso B.R274.EL alla società Petroceltic Italia Srl”. L’esponente dei Verdi rileva che le ricerche petrolifere riguarderanno “una superficie di 373,70 chilometri quadrati ed in un’area dalla ricca biodiversità marina” e che “verranno utilizzate le tecniche più devastanti, come l’air gun, per le ricerche di idrocarburi. La Petroceltic Italia, prosegue, pagherà allo Stato italiano “la cifra di euro 5,16 per chilometro quadrato, per un totale di 1.928,292 euro l’anno”.    

 

“Ma non finisce qui – continua l’esponente dei Verdi – altri paradisi ambientali sono in pericolo perché sono in corso di autorizzazione permessi di fronte l’isola di Pantelleria per un’estensione di 4124 Km/q e nel golfo di Taranto per estensione di 4025 km/q a favore della Schlumberger Italiana. Sempre a Pantelleria e’ stato sospeso un permesso all’Audax Energy, non revocato, in attesa di un idoneo impianto di perforazione. In Italia sono vigenti permessi di ricerca per idrocarburi per un totale di 36.462 km/q”. In pratica si sta perforando un territorio equivalente a quello della Lombardia e Campania messe insieme.

 

Per Bonelli “l’Italia deve fermare le trivelle, non i referendum, valorizzare i suoi tesori ambientali, tutelare l’economia della pesca, dell’agricoltura e del turismo che sono messe a rischio dalle tecniche invasive e distruttive di perforazione. Il futuro – conclude  non è il petrolio, ma una politica energetica 100% rinnovabile”.

 

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