Quell’immagine, dapprima solo descritta in testi e documenti, poi evidenziata nel 1898 da Secondo Pia con la prima fotografia e il sorprendente negativo (in realtà la vera immagine) ha coinvolto sempre più fedeli e appassionato studiosi, ricercatori di ogni parte del mondo. E’ con questo documento fotografico che nasce la ricerca scientifica sulla Sindone.
Nel 1988 però un responso scientifico è apparso inappellabile. Gli esami al radiocarbonio C14, condotti nei laboratori di Tucson (USA), Oxford (GB) e Zurigo (CH) sentenziano: il tessuto della Sindone è di origine medioevale, databile tra il 1260 e il 1390. Cala un apparente silenzio ma la ricerca prosegue anche in altre direzioni.
La prima esposizione al pubblico della Sindone in Europa risale alla metà del XIV secolo, ma alcune descrizioni riportate in antichi testi indicano un reperto con pari caratteristiche presente a Costantinopoli, oggi Istambul, nel XII secolo. Tale descrizione trova conferme nelle tracce di polline e fibre di piante tipiche del medioriente rinvenute sulla Sindone.
Questi indizi rafforzano le tesi secondo cui i risultati dell’esame al radiocarbonio non sono veritiere poiché la Sindone è certamente stata sottoposta a contaminazioni di tipo sia biologico (lo provano le microtracce ritrovate su di essa) sia chimico (in conseguenza dell’incendio patito a Chambéry nel 1532. I risultati sperimentali dunque meritano di essere attentamente studiati e verificati mediante la realizzazione di un ampio e variegato spettro di ricerche il cui intrinseco valore interdisciplinare può concorrere a rivedere la contestata data radiocarbonica del tessuto sindonico.
I risultati in possesso consentono, però, di affermare con certezza che l’immagine è stata prodotta attraverso un procedimento naturale che ha coinvolto il cadavere di un essere umano. E’ così di fatto escluso l’intervento di un artista che possa aver utilizzato una tecnica di riproduzione. Ben documentate, come appartenenti al gruppo sanguigno raro AB, sono le tracce di sangue presenti sul telo. Un dato di fatto resta tutt’oggi insoluto: nonostante la Chiesa non abbia mai sostenuto la sua autenticità, riservandole piuttosto l’attributo di oggetto di culto che di reliquia, nessuno è mai stato in grado di riprodurre o di spiegare una presunta contraffazione della Sindone.
In tutto il mondo il dibattito sulla Sindone di Torino è aperto, ma forse una risposta attendibile al suo enigma, o almeno il delineamento di linee guida più efficaci nell’ampio fronte della ricerca in corso, potrebbe arrivare a breve, da Bari. Un apposito workshop di respiro internazionale, che si terrà nella città di S. Nicola il 4 e 5 settembre prossimi, sarà dedicato agli studi più recenti sulla Sindone.
L’evento, titolato “Advances in the Turin Shroud Investigation 2014” (sviluppi nell’indagine sulla Sindone) e sinteticamente indicato con l’acronimo ATSI 2014 dovrebbe far parlare molto al riguardo, secondo le aspettative di ricercatori e studiosi di tutto il mondo.
Per la prima volta, infatti, un’organizzazione scientifica di rilevanza internazionale di primordine come l’Institute of Electrical and Electronic Engineering (IEEE), presente in 150 nazioni in tutto il mondo, quartier generale a New York, che raggruppa a sé i migliori studiosi e ricercatori di tutto il mondo del settore dell’ingegneria elettrica ed elettronica, ha inserito tra i temi dei suoi convegni lo studio e la ricerca su un oggetto così conosciuto e dibattuto come la Sacra Sindone di Torino. Il merito dell’iniziativa va riconosciuto al prof. Dario Petri, in qualità di Presidente della Sezione Italia della IEEE, a cui ha fatto seguito l’adesione del prof. Francesco Lattarulo, sindonologo afferente al Politecnico di Bari, che ha assunto il compito della coordinazione generale e locale.
Inedito sarà anche il coinvolgimento in questo workshop dell’IEEE di contributi, trattati con pari rigorosità di valutazione preliminare, rivenienti dall’area umanistica.
“Sono passati più di cent’anni dalla prima fotografia della Sindone che ha visto il coinvolgimento di studiosi nei campi di ricerca più disparati: dalla storia alla medicina legale, dall’anatomia all’esegesi biblica, dall’archeologia alla chimica, dalla fisica alla storia dell’arte, dall’informatica alla biologia, ecc”. – dice il prof. Bruno Barberis, Direttore del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino ed anch’egli coordinatore del convegno. “In tutti questi anni – continua – il dibattito fra gli scienziati si è sempre mantenuto vivo e ricco di spunti interessanti e a volte polemici anche per il fatto che, come è naturale, la Sindone coniuga interessi e motivazioni sia scientifici sia religiosi. Il Congresso di Bari intende fare il punto su tali studi e ricerche mettendo a confronto studiosi appartenenti ai più diversi settori”.
Plaude all’iniziativa scientifica internazionale l’Arcivescovo di Bari-Bitonto, Francesco Cacucci anche a nome degli altri vescovi della Puglia. “L’iniziativa di dedicare particolare attenzione agli aspetti scientifici alla Santa Sindone – dice mons. Cacucci – e l’iniziativa della Diocesi di Torino, collegata al 200° anniversario della nascita di San Giovanni Bosco, punto di riferimento per le nuove generazioni, arricchisce il momento particolare della straordinaria nuova Ostensione prevista per l’anno 2015. La fede e la scienza – conclude – si incontrano in modo fecondo”.
Il Congresso infatti – come sottolinea l’arcivescovo di Bari -, si pone anche come una naturale ed importante anteprima dell’Ostensione della Sindone che si terrà a Torino dal 19 aprile al 24 giugno 2015 e che, come per le ostensioni precedenti (ultima nel 2010), attirerà milioni di pellegrini e visitatori da tutto il mondo.
L’evento internazionale scientifico che non ha precedenti in Puglia, è organizzato in stretta collaborazione fra le due massime sedi accademiche baresi costituite dal Politecnico e dall’Università “Aldo Moro”.
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