Eppure l’impresa non la pensa così. Per i legali della società Pizzarotti i giudici Ue lasciano al Consiglio di Stato la possibilità di decidere se fare un passo indietro oppure concludere la procedura aperta con quella ricerca di mercato. In effetti la sentenza della Corte riconosce il principio di intangibilità del giudicato di un Tribunale nazionale. E tuttavia, ribadendo che un’opera come quella richiedeva una gara d’appalto e non una semplice ricerca di mercato, di fatto invita il Consiglio di Stato a prenderne atto. Se i giudici italiani non dove sere ottemperare alla sentenza, spiegano gli avvocati del collegio difensivo del Comune di Bari che in questi dieci anni ha rappresentato gli interessi dell’amministrazione, si riaprirebbe la procedura di infrazione già avviata dalla Commissione europea nei confronti dello Stato italiano (e attualmente sospesa) per violazione delle norme comunitarie sugli appalti pubblici e sulla concorrenza, rischiando una sanzione milionaria.
”La sentenza – spiega Decaro – ci dice chiaramente che quella ricerca di mercato era una sorta di elusione di un appalto pubblico. Ora ci tocca guardare avanti”. Tra le possibilità, oltre all’intenzione già annunciata di sfruttare le caserme in disuso, c’è l’utilizzo dell’ex ospedale Bonomo, dell’ex manifattura Tabacchi, e anche la realizzazione di due torri adiacenti al palazzo di via Nazariantz. ”Il quartiere Libertà non sarà abbandonato – assicura Decaro – e se anche il Tribunale verrà trasferito utilizzeremo l’edificio di piazza De Nicola per uffici comunali”.
Chiarimenti arrivano anche dall’ex sindaco, Michele Emiliano. ”Dopo 10 anni – dice – oggi è il caso di lasciar libero il Comune di bandire la gara e poi, perché no, l’impresa Pizzarotti potrebbe anche vincerla”.
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