15 Ottobre 2024 - Ore
Visti da voi

Didattica a distanza durante la pandemia di Coronavirus, il ringraziamento alle maestre: ‘Ci insegnano ad avere coraggio’

Il pensiero della nostra lettrice Terry Marinuzzi

Nella vita di tutti noi “le maestre” hanno avuto un’importanza fondamentale. E nella vita delle donne che hanno occasione di diventare madri questa importanza si accresce ancora di più.

La mia vita da scolara diligente e da studentessa molto precoce (solo un anno di asilo e poi subito a scuola a cinque anni non ancora compiuti) le maestre sono state almeno quattro: la maestra Lucia che mi faceva cantare all’asilo, la maestra Giovanna che alla “primina” di una scuola privata mi insegnava l’inglese (parliamo di 43 anni fa!), la maestra Tonia che, in seconda ed in terza  vestiva sempre di nero e la maestra degli ultimi due anni dell’elementari che nome non aveva, solo un cognome romagnolo con il quale, al “Balilla”, terrorizzava tutta la Scuola (compreso il Preside di allora).

E’ stato inevitabile che in questo variegato percorso segnato da alterne vicende familiari io “la maestra”, in fondo, non l’abbia mai avuta. Ma le maestre sono diventate un punto fermo della mia vita, da madre.

E’ innegabile che, nel nostro Paese, l’educazione dei figli sia affidata prevalentemente alle madri e sono le madri a curare, quasi esclusivamente, il rapporto con la Scuola; i padri intervengono qualche volta ma quasi sempre in tutte quelle circostanze in cui “a mali estremi” sembra inevitabile porre “estremi rimedi”; per il resto i padri, della Scuola dei figli (tranne importanti e debite eccezioni), a mala pena conoscono l’indirizzo internet (perché quello civico negli ultimi mesi, come sapete, risulta “irraggiungibile”).

La maestra allora diventa per le madri, soprattutto nel tempo della Scuola dell’Infanzia, l’ancora a cui aggrapparsi nei momenti di crescita personale e di difficoltà; la maestra aiuta a separarsi dal bambino, rassicura, sostiene, spesso consiglia. La maestra è, a scuola, quella “seconda mamma” abilitata ad entrare nella relazione esclusiva e delicatissima con la propria bambina e con il proprio bambino.

Con l’approdo alla Scuola Primaria, dopo la fase di “annusamento” reciproco, condito da prudenza e rispetto estremo, la relazione con la maestra si trasforma: via via che questa “supereroina” entra nel cuore del nostro piccolo studente, la maestra diventa quella figura con la quale dobbiamo fare i conti ogni giorno: incombe su di noi, fra uno sguardo severo e un complimento, un monito potente ed una carezza, l’ombra del giudizio così che quei “perché non ha fatto i compiti?”, “che aveva oggi?”, “potrebbe fare di più!”, è sempre una nota a te, un giudizio a te, un voto a te; tu sei l’alfa e l’omega, l’orizzonte eperienziale assoluto, la causa e il fine, il senso e la ragione di ogni cosa accade al piccolo studente. Insomma tu sei la mamma e te la devi vedere ogni giorno con quella Maestra che da “seconda mamma” può rischiare di diventare la tua “seconda suocera”.

Io ho molti, ben noti difetti, ma non sono una “madre nutrice” e grazie a due maternità in età piuttosto “matura” e ad un carattere estremamente autonomo ho potuto dribblare la prima, la seconda mamma, la prima e la seconda suocera. Un po’ in tutte le maestre delle mie figlie ho rintracciato l’essenza di questa professione: la libertà, il rigore, il senso della misura, l’amore per la conoscenza, la passione per la vita e per i bambini. Tutte le maestre (non meno i maestri) delle mie figlie hanno saputo esprimere se stesse nell’originalità di una Storia, di una relazione irripetibile. Nel vivere l’esperienza fondamentale, per otto importantissimi anni, in una Scuola in cui la “discontinuità didattica” ha rappresentato un fenomeno “strutturale” ho dovuto fare i conti con il distacco, con la separazione forzata e, ancora oggi, con la nostalgia. Benedetta, Antonio, Luigi, Gianna, Katia, Donatella, Caterina, Angela. Storie di viaggi, di preghiere, di trepidazioni, di vittorie, di speranze tanti momenti che segnano profondamente i vissuti degli insegnanti precari e delle famiglie che li amano e che soffrono per loro e per i piccoli.

Maestre che viaggiano per ore ed ore da una regione all’altra per mantenere un filo fra lavoro e famiglia, maestre che studiano di notte per conseguire una seconda Laurea (e non solo per il punteggio), maestri che inseguono un sogno imprenditoriale per vivere appieno una passione ed esercitare un talento; Maestri musicisti, maestre ballerine, maestre scrittrici che in una settimana danno vita al più bel copione di Natale. Maestre che raggiungono tutti, che attraggono, che appassionano e che non lasciano indietro nessuno.

Poi però la vita è strana, ti sorprende sempre, ti catapulta oltre ogni confine che credi di aver stabilito; incontri allora la Maestra che fa la Storia di una Scuola che nei suoi 40 anni e più di insegnamento ha formato e orientato intere generazioni, la Maestra mito, la Maestra potente, quella che sembra non possa mai cedere, la roccia, quella che per soffrire si volta.

Che cosa provano in questo tempo di Pandemia, di didattica a distanza, di feste mancate, di saluti “rubati” le maestre che a Settembre, in ogni caso, a Scuola non torneranno perché fra pochi giorni in pensione? Possiamo solo immaginarlo perché le Maestre “di una volta” sono discrete, silenziose, sobrie, hanno pudore dei propri sentimenti anche quelle che dispensano abbracci e che sorridono senza paura.

Sono quelle donne che hanno iniziato questa professione in un tempo diverso, da ragazze, con la cartella in spalla e su una bicicletta; sono quelle che conservano nel cuore gli echi della guerra, della povertà; sono quelle che hanno combattuto per i diritti: delle donne, dei più deboli, di tutti.

Sono coloro che si sono schierate contro le ingiustizie, che hanno denunciato l’illegalità, che non sono scese mai a compromessi. Sono quelle che hanno avuto i loro figli e che oggi vivono la dolcezza di diventare nonne. Sono quelle che non hanno paura dei cambiamenti, che si mettono in gioco, che credono nell’ “ottimismo della volontà” e che sanno sempre dove vogliono andare.

“La Mafia sarà sconfitta da un esercito di maestre elementari” scriveva Gesualdo Bufalino;  oggi che il mondo ritorna a fare i conti con la fallibilità dell’essere umano le nostre Maestre restano ferme là, ci insegnano ad alzare la schiena, ad avere coraggio e a credere che tutto è sempre possibile.


Terry Marinuzzi

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