Non sono soltanto anni di assenza quelli che si registrano dopo la morte di una donna per mano di un uomo. Matura sempre, in chi resta, la voglia di ricordarla facendo di quanto vissuto una esperienza positiva per le altre donne che vivono ingabbiate nel loro dolore.
E’ quanto accaduto nel caso della morte di Anna Costanzo, la truccatrice del Teatro Petruzzelli di Bari, uccisa a 50 anni da quello che all’epoca era il suo ex compagno, nella notte tra il 10 e l’11 luglio 2009. Per ricordarla, per ricordare la sua vitalità, per ricordare a tutte le donne che vivono una situazione di difficoltà che la vita può tornare ad essere vissuta a colori, il 18 novembre del 2013, nel Pronto soccorso del Policlinico di Bari, fu inaugurata la stanza del “Binario rosa”, una corsia preferenziale per chi – oltre al male subìto – non avrebbe dovuto sopportare gli sguardi dei pazienti in attesa e avrebbe avuto tutte le cure necessarie a rinascere.
Un binario che in questi anni ha seguito centinaia di donne e che sta vivendo un momento di fermo dovuto ai lavori di profonda ristrutturazione che stanno sconvolgendo l’assetto del Pronto Soccorso. In questo periodo è destinata alla medicheria, ma – assicura il direttore del Pronto Soccorso – verranno trovati nuovi ambienti già a partire dall’inaugurazione del 20 settembre prossimo. Nel frattempo la sensibilità per queste problematiche, non è mai calata, anzi.
“Sicuramente – ha affermato il dott. Vito Procacci direttore del Pronto Soccorso e medicina d’urgenza del Policlinico di Bari – l’istituzione di una stanza dedicata alle donne vittima di violenza e dedicata appunto ad Anna Costanzo, fortemente voluta dal dott. Ciccio Stea all’epoca direttore di questo PS, è stato un evento profetico perché ha anticipato quello che poi a livello nazionale è stato legiferato. La sensibilità per queste problematiche, anche nel ricordo di Anna Costanzo, è rimasta la stessa. Il Pronto Soccorso si sta trasformando non solo nelle sue strutture murarie ma anche nella filosofia dell’approccio all’utenza in termini di profondo senso di umanizzazione dell’accoglienza e caduta delle barriere comunicative, e nonostante la stanza sia stata impegnata materialmente per accogliere locali di medicina d’urgenza, è stato sempre garantito un percorso specifico per le donne vittime di violenza. All’interno di questa ristrutturazione e di questo cambiamento concettuale all’utenza, trova un posto fondamentale la vicinanza della sanità pubblica alle donne vittima di violenza. Questa vicinanza sarà declinata in un percorso specifico, ma saranno anche destinati dei locali che comporteranno garanzia della privacy, del sostegno psicologico e sostegno assistenziale in tutti i sensi. La stanza probabilmente sarà spostata e anche la parte di degenza della medicina d’urgenza subirà una trasformazione, quindi sicuramente garantiremo dei locali adeguati che dedicheremo ad Anna Costanzo”.
Dal 2013 il “Binario Rosa”, realizzato dall’assessorato al welfare del Comune di Bari in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera Policlinico, l’Associazione Nazionale Magistrati – Distretto di Bari, la Cooperativa Sociale C.R.I.S.I. e l’Ass.I.Me.Fa.C. (Associazione società scientifica interdisciplinare e di medicina di famiglia e di comunità) Puglia, ha permesso alle donne che lì sono state soccorse, di trovare il loro posto sicuro.
Il “Binario Rosa” era rivolto alle vittime di violenza fisica, sessuale e psicologica che avevano diritto ad uno specifico codice rosa che dava la precedenza nella repertazione e nella visita e attivava un pool composto da magistrati, operatori sanitari, psicologi e nuclei specializzati delle forze dell’ordine, formati, che intervengono applicando un protocollo operativo condiviso che consente la gestione dei casi di violenza in maniera tempestiva e coordinata.
Da tempo la stanza del Binario Rosa è diventata la medicheria di quel che resta del pronto Soccorso in ristrutturazione e questo stop improvviso ha preoccupato non poco, associazioni e cittadini.
“Il tempo passa – ha dichiarato Ludovico Abbaticchio, ex Assessore al Welfare di Bari e attuale Garante Regionale della Puglia per i minori – sono passati 10 anni dalla morte per femminicidio di Anna Costanzo. “Binario Rosa “al Pronto Soccorso del Policlinico di Bari fu inaugurato a suo nome per non dimenticare. Quel servizio per aiutare le donne vittime di violenza, ma anche minori e anziani, è stato il primo nel Mezzogiorno e il secondo in Italia dopo Grosseto. Da cinque anni tutto è tornato in silenzio e mi sono chiesto se sia ancora attivo. Tra 90 giorni verrà consegnato alla cittadinanza barese il nuovo pronto soccorso del Policlinico. Questo servizio pubblico e non solo la stanza, verrà riconsegnato alla collettività femminile e minorile nella sua qualità di offerta o resterà un semplice ricordo come tante cose belle, utili ed importanti che il Welfare della città capoluogo aveva realizzato e ora sempre meno reso attive ed evidenti? Io mi auguro di no, confido nella Direzione Generale del Policlinico e nella Giunta Decaro affinché nulla sia perduto. Mi adopererò – ha concluso Abbaticchio – per aiutare le istituzioni a recuperare memoria e questo importante servizio pubblico. Un ricordo affettuoso ad Anna Costanzo amica indimenticabile che sapeva vedere la vita a colori come una adolescente emozionata della stessa vita”.
“Sono lieta di apprendere – ha detto infine l’avvocata Maria Pia Vigilante, presidente dell’associazione Giraffa Onlus – che al termine dei lavori di ristrutturazione e riorganizzazione del Pronto Soccorso di Bari, sarà riattivata la stanza che anni fa è stata dedicata ad Anna, vittima di femminicidio per mano dell’allora ex compagno. Si augura che detta riapertura possa rappresentare la ripresa del lavoro di rete con la direzione generale tramite anche la sottoscrizione di protocolli come previsto per le donne vittime di violenza maschile dalle linee guida sanitarie. Alla luce di quello che sta succedendo a livello nazionale che mi auguro che la stanza dedicata ad Anna venga riaperta perché tutta la comunità e le Istituzioni glielo devono. Così come mi auguro – ha concluso l’avvocata – che le azioni previste per aiutare le donne vittime di violenza maschile vengano messe a sistema e non siano soggette a rivisitazioni e/o revoche dai nuovi arrivati a qualunque livello perché la violenza ai danni delle donne è un problema di natura pubblica e non privato”.
“Sono trascorsi dieci anni – hanno dichiarato i fratelli di Anna, Francesco e Michele Costanzo – e il ricordo di Anna è sempre vivo nella nostra mente e nei nostri cuori. Non ha mai smesso di essere vivo e addirittura ogni tanto ci capita di avere l’impressione di sentire la sua voce. E la cerchiamo nei dettagli, nelle foto, nei segni che percepiamo. E’ un vuoto che si amplifica sempre di più. Il dolore è lo stesso di dieci anni fa. La ricordiamo sempre con il suo sorriso, la sua allegria, la sua positività. E grazie a Dio ci ha trasmesso l’idea di vedere la vita a colori, tutti i giorni. L’averla persa è una perdita incolmabile non solo per noi, ma per chiunque la conoscesse. Era il nostro punto di riferimento, una persona sulla cui spalla piangere, con cui confidarsi, ridere. Una combattente. Sono tante le cose che mancano, ma la cosa più brutta da sopportare è la rabbia, perché c’erano ancora tante cose da fare insieme. Avrebbe potuto godersi i suoi nipotini che erano diventati la sua ragione di vita, e non immaginiamo cosa avrebbe detto della più piccola vedendo che artista è diventata oggi, o del più grande, quel bambino ora adolescente a cui lei era fortemente legata. Di persone come Anna, il mondo dovrebbe essere pieno. Non nascondiamo di sentire una morsa al cuore e allo stomaco ogni volta che si parla di lei – hanno concluso i fratelli – Avrebbe dovuto realizzare i suoi sogni, la riapertura del Petruzzelli e l’Accademia delle Belle Arti, e invece una bestia ce l’ha portata via. Un uomo che presto tornerà libero perché la giustizia italiana non considera il femminicidio una emergenza e lo punisce spesso con pene minori rispetto ad altri reati. Il reato di femminicidio dovrebbe essere punito senza sconti di pena. E’ tanta la gente che la ricorda e il vuoto è tanto. Noi cerchiamo di essere come lei, persone speciali, e di irrorare il mondo di tanto colore, bontà e positività. Siamo felici che nel 2013 le abbiano dedicato una stanza, ma ci dispiace che con il tempo questa stanza sia stata dimenticata e utilizzata per altri scopi. Viviamo nella speranza di vederla attiva ed operativa soprattutto, al servizio di tante donne come lei, al servizio sempre dei più deboli”.
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