Con questi pensieri ho cominciato la mattinata e poi gradualmente i cumuli nembi che sovrastavano il cielo hanno preso a spostarsi verso altre direzioni e, nel mio cammino verso il comune, l’ombrello che avevo portato con me è sparito nei buchi neri della mia borsa, e improvvisamente è spuntato il sole. Già su per le scale del Comune ho incontrato una serie di amiche, i volti delle donne che popolano la mia città e che a essa si dedicano spendendo con generosità tutte le proprie risorse già da molti anni, i volti di tante colleghe e anche di altre che non conosco, ma con cui ci si sorrideva per il semplice fatto di essere tutte lì, all’incontro per “Gli stati generali delle donne”, il giorno otto marzo, quale occasione migliore più bella? C’erano i canditati sindaca e sindaci, tantissimi uomini anche e molti amici, il sindaco Emiliano e intorno a noi tutte, un senso forte di correità, di consapevolezza delle possibilità, del nuovo che si apre, uno spettacolo assolutamente bello, proprio quanto può esserlo un cielo nuvoloso squarciato da un raggio di sole potente e caldo che si fa spazio nel grigio e propaga calore e bellezza. E noi donne siamo calore e bellezza.
Non devono esistere privilegi laddove in una voce femminile si fa eco la volontà di una città, e in questo brusio di chiacchiera infinita, senza eccessivo schiamazzo, deve poter r-esistere davvero uno spazio buono per tutte. Per le bambine che abiteranno il nostro futuro, per le giovani donne che hanno diritto a un alfabeto migliore, per noi donne adulte pronte sempre a metterci in gioco, per le nostre madri, nonne e bisnonne che ci hanno dedicato esempi di valore. E “per gli uomini, quelli che desiderano imparare a prestarsi piuttosto che vivere di prestazioni”. E’ il desiderio che muove l’ordine delle cose, ed è stato il desiderio (intimo alleato della più strenua delle volontà) a favorire la presenza del 50% di donne nelle liste elettorali e l’introduzione della doppia preferenza nelle liste elettorali.
Ora non sono importanti i partiti, non sarà la misura dei voti, le maggioranze, i migliori consensi, le faccende di politica e di opportunismo. In maniera bipartisan, quel che oggi è stato dedicato e giocato sul tavolo delle buone prassi e delle sane intese (permettetemi di coniare questo nuovo termine) all’interno della sala consiliare del Comune di Bari è la libertà delle donne, quella reale, quella che ha a che fare con le scelte e l’essere in prima persona dentro quelle scelte. Donne che si riverseranno a breve nelle mansioni cittadine, che torneranno nelle proprie case a gestire le faccende quotidiane, i gesti del lavoro e della cura ma con, nel cuore sempre, quel senso di libertà potente esercitabile in un diritto di cittadinanza reale in cui esprimere il proprio impegno, le parole per dirsi, i nostri alfabeti politici, cioè linguaggi nuovi, nutriti di uno sguardo ‘altro’ rivolto ai cittadini e alla città. Un atto di reciproco riconoscimento, alleanze, legami di genere, una grammatica di valore.
I successivi incontri verso gli Stati Generali delle Donne avranno luogo il 20 e 21 marzo e saranno una grande occasione per condividere contributi e desideri con quell’agilità densa che si arricchisce della sensibilità e dell’impegno femminile, che non è potere ma POTENZA. Pura! Tra i ‘Save the date’ attivi nella nostra città non posso fare a meno di segnalare un’altra prossima occasione d’incontro e riflessione, che trasuda valore: Il Festival delle Donne e dei Saperi di Genere – organizzato dal Centro Interdipartimentale di Studi sulla Cultura di Genere dell’Università degli Studi di Bari – che, a partire dal 12 Marzo svilupperà un ciclo di incontri, mostre, spettacoli e proiezioni sul tema della “differenza”, intesa come cifra teorica di un passaggio epocale dal femminismo alle questioni di genere. “Valore, prima di tutto, del legame di Genere perché partire da quest’appartenenza significa diffondere una forza che può farsi ‘modello’ e non uno stereotipo: ti lascio la libertà di essere ciò che vuoi essere. Quel verbo volere ha senso se si traduce per ognuna di noi in necessità di tutela. Lo stereotipo nasce invece laddove muore questa necessità.”
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