“Scarsa trasparenza nella gestione della fase di candidature” e così Stati Generali delle Donne si è opposta alla nomina delle tre componenti tecniche della commissione per le pari opportunità prevista oggi in Consiglio Comunale, sottolineando anche l’inopportunità del criterio di scelta con cui si stava procedendo basato solo su meriti “politici”.
La commissione per le pari opportunità è composta, per regolamento, da due esponenti di ogni gruppo consiliare, più tre figure esterne che vengono di solito indicate dalla maggioranza (2) e dall’opposizione (1). Alla composizione politica si è proceduto a fine agosto mentre, per le tre figure tecniche, il Consiglio si è dato trenta giorni di tempo per la valutazione delle candidature e poi del voto. Da allora però, della notizia relativa alla ricerca dei profili in questione non se n’è saputo più nulla (almeno pubblicamente), eppure al Comune sono arrivate ben 21 candidature. La gran parte delle quali risulta essere strettamente collegata alla politica ed ai partiti.
Di qui l’azione di protesta di “Stati Generali delle Donne” che ha inviato in massa un bel po’ di candidature alternative per sottolineare l’importanza che alla selezione si procedesse per “meriti” e non per “indicazioni” politiche.
Per dovere di cronaca va detto che la Commissione, che si riunisce ogni giorno feriale della settimana, resta in carica per cinque anni, e che ogni suo componente percepisce un gettone di circa 70 euro per ogni seduta.
La delibera di nomina, al sesto punto dell’ordine del giorno dei lavori consiliari di oggi, sarà quindi ritirata. A proporre “il passo indietro” è stata la dirigente della ripartizione Segreteria Generale Marta Menichelli con una lettera indirizzata al sindaco.
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