Nel 2020, nonostante il covid 19, la sanità pugliese è riuscita ugualmente a garantire le cure essenziali. Questo il responso dei Livelli essenziali di assistenza (Lea).
“Quando sono diventato presidente nel 2015, la Puglia si attestava al penultimo posto in Italia per i livelli essenziali di assistenza (Lea): in parole semplici vuol dire che le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario forniva ai cittadini, in Puglia, nel 2015 erano inferiori rispetto al resto del Paese. Abbiamo lavorato moltissimo in questi anni per migliorare la sanità e siamo riusciti non solo a recuperare posizioni ma ad essere inserite tra le regioni più virtuose. La Puglia peraltro è l’unica del Sud promossa proprio sui Lea. Questo per noi è un incoraggiamento importantissimo a proseguire nel lavoro, sappiamo che molto c’è da fare, andremo avanti con ancor più determinazione”.
Così il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha commentato la valutazione positiva della Puglia nell’erogazione dei LEA: il primo gennaio 2020 è entrato in vigore il Nuovo Sistema di Garanzia (NSG) di erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza, che sostituisce la cosiddetta “griglia LEA”, per la valutazione della qualità dell’assistenza e per l’accesso da parte delle Regioni ad una quota premiale del Fondo Sanitario Nazionale.
Il NSG prevede una valutazione separata sulle tre aree assistenziali (prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale, ospedaliera), attraverso 88 indicatori: la valutazione di adempienza si ottiene in corrispondenza del superamento di un punteggio minimo pari a 60 per ciascuna delle aree assistenziali, basata su un sottoinsieme di 22 indicatori che costituiscono parte integrante del Sistema di Verifica degli adempimenti LEA.
Sono stati resi pubblici dal Ministero della Salute i risultati della valutazione dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza per l’anno 2020: “a causa dell’emergenza pandemica – ha proseguito Emiliano – che ha determinato un impatto notevole sui servizi sanitari imponendo significative riorganizzazioni e persino limitazioni nell’accesso alle prestazioni sanitarie, il calcolo degli indicatori è considerato per il 2020 di tipo informativo e non valutativo. Tuttavia, la lettura degli indicatori resi disponibili dal Ministero della Salute consente di rilevare per la Regione Puglia il superamento della soglia di adempienza in tutte le aree assistenziali: 66,83% prevenzione, 68,13 distrettuale, 71,73 ospedaliera”.
Secondo l’assessore alla Sanità Rocco Palese, “questi dati certificano che le politiche sanitarie messe in atto dalla Regione sostengono un processo di costante miglioramento degli indicatori di qualità assistenziale relativi alla capacità di erogazione dei LEA e hanno garantito la sostanziale tenuta del Sistema Sanitario della Regione Puglia rispetto all’impatto della pandemia, grazie alla straordinaria dedizione e professionalità dei nostri operatori sanitari, in tutti i campi dell’assistenza”.
“A questo proposito – ha proseguito Palese – vale la pena ricordare che questi importanti risultati sono stati ottenuti nonostante una dotazione di personale largamente sottodimensionata rispetto ad altre regioni del centro nord: rispetto all’Emilia Romagna a parità di abitanti abbiamo migliaia di dipendenti in meno e dallo Stato riceviamo circa 250 milioni di euro in meno all’anno”.
“Nonostante questa evidente disparità di risorse tra Nord e Sud – spiega il direttore del Dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro – che riguarda anche la dotazione di posti letto e la quota di finanziamento, la Regione Puglia prosegue il percorso di miglioramento. Siamo anche impegnati a superare le criticità rilevate sugli screening oncologici, sul numero di anziani non autosufficienti in assistenza socio-sanitaria residenziale, sulla percentuale di parti cesarei. Sono questioni spesso comuni al resto del Paese e, nonostante le conseguenze del periodo dell’emergenza COVID-19, alcuni indicatori hanno evidenziato un miglioramento rispetto agli anni precedenti, come il consumo di antibiotici, l’inappropriatezza dei ricoveri ospedalieri, la percentuale di pazienti di età superiore a 65 anni con diagnosi di fratture di femore operati entro 48 ore. I nostri sforzi quindi mirano a superare le criticità rilevate e a garantire a tutti i cittadini pugliesi cure tempestive, sicure ed efficaci”.