Molteplici le suggestioni letterarie, tanti gli accostamenti intriganti tra sport e scrittura: se per D.F.Wallace il tennis assumeva connotazioni mistiche, per J.M.Cootzee guardare una partita giocata da Federer è come ammirare un’opera d’arte. Così, in ‘Here and now’ (di prossima uscita in Italia) la passione per lo sport dello scrittore sudafricano, diventa pretesto per scambiare (tra le altre)le proprie idee sul tennis in una fittissima corrispondenza con P.Auster, nella ricerca-ipotizzo- di quel tratto comune che rende così simile il tennista allo scrittore, ossia quella dimensione che, se per l’uno è silenzio sul campo e ricercata forma di concentrazione agonistica, per l’altro è necessità di quiete assoluta per scrivere.
Può risultare interessante soffermarsi per un attimo a fare qualche considerazione più approfondita sull’argomento. La solitudine è per entrambi, scrittore e tennista, spazio di ricerca e sfida con se stessi .
La pagina bianca o l’avversario diventano il concentrato del proprio misurarsi, il contraltare della personalecapacità di tracciaree rintracciare traiettorie, perché il tennis-così come la scrittura-per sua natura è un’esperienza intima profonda, dove la resa dei conti torna soltanto se ci si fronteggia con le proprie energie, senza poter contare o affidarsi alla sola evidenza del terreno.
C’è dell’altro: metafora perfetta della condizione umana, palestra emotiva e psicologica dell’esistenza, il tennis, come la scrittura, rimanda a quell’abilità di potenza elastica che affonda le radici nella tenacia, nella resilienza e nella disciplina.
Nella mia testa, il gioco del tennis coincide prevalentemente con l’idea dell’incognita, (forse perché non sono mai stata una grande tennista!) e l’immagine della pallina che può cadere ovunque e trovarmi impreparata seppure all’erta, mi ha sempre affascinata, pur comunicandomi un pizzico di ansia.
Un po’ come accade nel quotidiano, o nell’esistenzain generale. In situazioni di difficoltà l’immagine a cui appigliarsi, quella che più ‘rimbalza’ vincente insomma, ha a che fare con la forza di chi resiste, dichi arriva d’anticipo su un tiro così come su un evento, pronto, in posizione. Perché saper prevedere un lancio è un po’ come saper fiutare la direzione dei venti e l’intuito è un’arte che non va sottovalutata.
Succedono cose, si tessono connessioni, destra o sinistra, sinistra o destra, rovescio, diritto, oppure Net!…Pallina, direzione (o partito?) che sia, evento imprevisto o colpo di scena appena occorso,la sorpresa che squarcia il lineare non deve sopraffarci ma piuttosto trovarci pronti per il lancio di rimando, dovesse anche costarci un malaugurato inciampo.
In tutto questo delirante connubio di vita e governance, probabilità e rischio,sarà interessanteaffacciarsi in punta di piedi su quella tanto intrigante scelta lessicale che, nel linguaggio del tennis, associa lo zero del punteggio alla parola LOVE. Quasi rimarcasse che il principio e la fine del tuttosono proprio riposti lì in quel termine! Amore sì, inteso soprattutto come rispetto e, assolutamente come fair play, valori che stiamo sempre più perdendo e senza i quali non risulteremo mai vincenti!
Neffa ‘L’incognita’
Junip ‘Line of fire’
Letture consigliate:
‘Open’ André Agassi
‘Here and now: Letters 2008-2011’ Paul Auster , J. M. Coetzee
‘Il tennis come esperienza religiosa’ D.F. Wallace
© Riproduzione riservata