Il libro raccoglie una serie di esperienze maturate in tutta Italia, storie di persone che si sono ribellate al ricatto della malavita, delle associazioni mafiose, alla sopraffazione, ed hanno reagito, creando gruppo, facendo comunità, associazione, sviluppando quel NOI che riesce ad opporsi alla logica della violenza, della mancanza di regole.
La serata non è stata una passerella di personalità: pur se erano presenti Franco Roberti, il procuratore Nazionale Antimafia, Anna Canepa, magistrato segretario nazionale di Magistratura Democratica, Giovanni Zaccaro, magistrato, il Questore, il Prefetto, gli organizzatori hanno giustamente dato spazio alle storie di chi si è ribellato, di chi aiuta, di chi rende il NOI una realtà.
E tutto il salone della parrocchia, strapieno, ha ascoltato in silenzio la testimonianza dell’imprenditore napoletano punito dalla camorra per non aver voluto continuare a pagare il pizzo che lo stava svenando, rubandogli tutte le attrezzature del cantiere; davanti ai suoi figli si è ribellato, ha denunciato, ha convinto altri imprenditori a fare altrettanto, ha creato un’associazione antiracket che ogni anno organizza una manifestazione pubblica che, in breve tempo, da poche centinaia di persone è riuscita a mobilitarne diecimila.
La testimonianza della ragazza dell’est europeo, attirata in Italia dal miraggio del lavoro, catapultata nell’incubo delle campagne foggiane, nella raccolta dell’oro rosso in condizioni di autentica servitù, salvata da una delle tante associazioni di volontariato.
La commerciante del nord barese, rovinata dai debiti di gioco dell’ex marito, taglieggiata dagli usurai, costretta a vendere uno dei suoi due esercizi commerciali fino a quando ha capito che il baratro era oramai inevitabile ed ha detto basta, anche lei denunciando, trovando nello Stato l’aiuto essenziale. E la ricompensa, oltre a poter guardare in faccia i figli, le lacrime degli altri commercianti della zona, anche loro taglieggiati, vessati, umiliati e poi salvati dal coraggio di quella donna che con la sua denuncia aveva fatto arrestare anche i loro aguzzini.
E poi le testimonianze di alcune delle associazioni di volontariato sparse sul nostro territorio. E tutti questi uomini e donne hanno sottolineato con forza di non reputarsi degli eroi, ma solo gente comune che aveva trovato il coraggio di fare qualcosa che dovrebbe essere considerata normale: denunciare, affidarsi allo Stato, non sentirsi soli.
Bellissimo il colpo d’occhio del salone della Parrocchia di San Marcello, vero simbolo dell’accoglienza, della solidarietà, della comunità, del NOI: magistrati, avvocati, pensionati, ragazzi, anziani, tantissimi volontari delle associazioni, tutti insieme, confusi tra loro ed attenti a seguire quelle storie di gente come tanta, come noi. Un soffio di speranza
© Riproduzione riservata