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La vita dei cani nella città di Bari è stata sottoposta ad una sottovalutazione assurda. Ho avuto modo di visitare il canile, in estrema periferia, non bruttissimo ma malmesso. Fango, erbacce, isolamento e desolazione sono i tratti che caratterizzano il nostro canile. Siamo poco abituati, come baresi, a prenderci cura tutti degli animali, a considerarli parte della nostra comunità vivente, e questo spiega perché, al di là di qualche volontaria e volontario, non v’è interesse circa le condizioni di vita – se si può chiamare vita – dei cani della città. Penso si debba provvedere a cercare di riqualificare quel posto dando luogo a una sistemazione adatta al benessere della vita canina, con investimenti, certo, e con il cuore. Non è un problema secondario, io non lo sento tale, ma un fenomeno, quello dell’abbandono dei cani per strada e dentro le carceri dei canili, che pesa sulla società barese con una ferita dolorosa. Negli occhi e negli abbai di quei cani ho letto e sentito la brama di libertà e tutela, di dignità anche dentro le sbarre. Non è ammissibile che debbano marcire nel fango, tra le pulci e le zecche dei cespugli, passeggiare su e giù disperatamente come detenuti. Cani incolpevoli, tristi, soli. Cani che evocano la malinconia dei bambini negli orfanotrofi. Di questi animali dobbiamo preoccuparci, come cittadini, maturando una cultura diversa, una sensibilità alla vita diversa dalla nostra perché è sempre vita. Serve un progetto, non ci vuole molto, e un impegno civico che programmi con i volontari e i veterinari volenterosi – e con famiglie che vogliano adottare questi cani – la modalità di miglioramento delle condizioni esistenti, ora che arriva l’estate e che aumenterà, disgraziatamente, il numero dei cani abbandonati lungo il ciglio delle strade. Questo è quanto va fatto nell’immediato. Dentro la città, invece, vanno individuate della aree da attrezzare per i cani, dove i baresi possano abituarsi a far vivere meglio i loro amici fidati. Ci sono aree del genere in tutte le città più civili della nostra, è arrivato il momento di farlo anche qui. Anche in questo caso, con l’organizzazione di gruppi di volontari e specialisti, la città può rendersi più accogliente e meno respingente verso questi esseri viventi che fanno compagnia a non pochi di noi.