Ha quasi 57 anni ma proprio non li dimostra. Vitino da vespa, gambe snelle e chilometriche, seno prosperoso stile pin up, spalle minute da ballerina classica. Questa è da sempre Barbara Millicent Roberts: per tutti, semplicemente, “Barbie”.
E’ stata messa in commercio il 9 marzo del 1959, da un’idea dell’americana Ruth Handler, che osservando sua figlia giocare, si accorse quanto spesso i bambini assegnassero alle loro bambole ruoli adulti, e comunicò al marito Elliot, co-fondatore della Mattel, il suo desiderio di voler creare una linea di bambole che avessero, appunto, un aspetto adulto. Da quel giorno, oltre un miliardo di Barbie sono state vendute in 150 nazioni, rafforzando, così, la sua identità di specchio dell’immaginario collettivo.
Da sempre simbolo di giovane donna che può scegliere, libera, sexy, in carriera, famosa in tutto il mondo. Il paradosso sta nel fatto che se lei, imprigionata com’è dentro quel corpicino di cellulosa, ha sempre ambito ad incarnare personaggi reali, le donne l’hanno spesso considerata come modello di riferimento e hanno cercato di imitarla nel fisico.
Barbie è diventata un’icona globale emulando le icone del mondo reale (attrici, principesse, cantanti, celebrities) e proponendosi in differenti versioni in più di 50 anni di vita, riuscendo ad abbattere ogni barriera linguistica, sociale e antropologica. Si è sempre perfettamente allineata ai capricci delle star in carne ed ossa e, nel corso del tempo, ha effettuato tre restyling facciali, modificando le sue sembianze alle trasformazioni estetiche.
Barbie è molto più di una bambola.
Per disegnare i suoi abiti si sono messi al lavoro i più importanti stilisti del mondo: Valentino, Ferrè, Versace, Dior, Prada, Givency, Moschino, Chanel, solo per citarne alcuni.
Ha un guardaroba da far invidia alle celebrities: nel suo armadio, infatti, si contano più di 1 miliardo di paio di scarpe e più di 120 nuovi outfit, che si aggiungono di anno in anno. Barbie è riuscita a stare al passo con i tempi: ieri modello di bon ton, oggi ragazza globale, sempre connessa sui social network.
Barbie è riuscita ad adeguarsi alle mode del momento copiando abiti, divise e attività più alla moda.
Ha avuto sei fratelli, molti amici di differenti etnie, trentotto animali, fra gatti, cani, cavalli, un panda, un cucciolo di leone e anche una zebra; ha posseduto decapottabili rosa, camper, vespe, biciclette e molti altri veicoli, per non citare le abitazioni a vari piani, comunicanti attraverso un lussuosissimo ascensore panoramico. E poi, abiti e scarpe di tutti i tipi e adatti ad ogni occasione, trucchi, parrucche, fermagli, collane, anelli e orecchini. Non poteva mancare un fidanzato, “perfetto” come lei, di nome Ken, che non hai mai voluto sposare. Emancipazione e libertà, infatti, sono stati, da sempre, i suoi principi di vita.
Barbie è stata e continua ad essere l’emblema della donna oggetto che deve apparire sempre bellissima e in grado di praticare ogni sorta di attività e professione. Negli anni ’80, in seguito alle critiche femministe e ad un generale periodo di crisi degli anni ’70, Barbie si è dovuta trasformare in una superdonna in carriera: la vediamo ambasciatrice per la pace, manager in carriera, alla guida di auto da corsa, dedita alla politica, astronauta, giocatrice di football per eguagliare, in ogni campo, il sesso maschile. In una delle versioni, Barbie appare in tenuta “Army”, combattente, ma sempre sexy, bellissima e impeccabile.
Una diva a tutti gli effetti, abile ad interpretare vari ruoli e altrettanto flessibile ad essere interpretata dalle bambine di tutto il mondo.
Barbie è stata da sempre un modello di bellezza irreale: collo troppo lungo, fianchi eccessivamente stretti, un bacino corto, piedi adatti solo ad indossare scarpe con tacco.
Questa eccessiva lontananza dalla realtà ha costretto la Mattel, nel 1997, ad adeguarla a proporzioni normali, in quanto Barbie rappresentava un evidente richiamo all’anoressia. Valeria Lukyanova, una giovane russa, per poter assomigliare a Barbie è ricorsa al chirurgo estetico: desiderava che il suo bacino fosse di soli 42 cm.
Nonostante questo restyling verso una Barbie più umana, dopo piu’ di 50 anni dalla sua nascita, anni in cui Barbie ha influenzato l’infanzia delle bambine portandole, fin da piccole, ad un inevitabile confronto con la sua bellezza impossibile, a desiderare quelle impeccabili forme di cellulosa e a interiorizzare un falso modello di fisicità femminilità, alcune settimane fa la Mattel, dopo un’importante flessione nelle vendite e dopo studi tenuti rigorosamente segreti, ha annunciato il lancio sul mercato di tre nuove versioni di Barbie, la Curvy, la Petite e la Tall, rispettivamente più formosa, più bassa e più alta, affinchè potessero rispecchiare un canone di bellezza più vicino alla realtà. Il direttore del Global Brand Insights, Tania Missad, ha esordito così al Telegraph: “Ci siamo accorti che le nuove generazioni sono attratte da brand che esprimono dei valori sociali – quali l’inclusività, l’accettazione della diversità – valori non riconosciuti a Barbie ”. La nuova collezione conta un totale di trentatre Barbie: i tre nuovi modelli sono stati declinati in sette tonalità di pelle e con ventiquattro diverse acconciature, a ulteriore supporto della diversità.
“Imagine The Possibilities”, questo il titolo della nuova campagna campione di click su Youtube, in sono state mostrate bambine che fantasticavano sul loro futuro, giocando con la famosa bambola.
I genitori sembrano essere contenti del lancio delle nuove versioni delle Barbie, ma alle bambine piaceranno o preferiranno continuare ad ispirarsi alla bellezza dell’icona di plastica con il suo corpo perfettamente falso?
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