Ed anche quest’anno siamo giunti all’8 marzo, alle mimose in fiore e alle tradizionali frasi di circostanza dedicate alle donne. Ma cosa c’è da festeggiare se a distanza di cento anni le tante battaglie e lotte femministe, di cui pochi conoscono la storia, non hanno portato a granchè di apprezzabili risultati culturali e sociali, se non in termini di una apparente parità o semilibertà della donna? Tanta retorica e tanti rituali si ripetono per celebrare la “giornata internazionale della donna”, nell’ambito di una società ipocrita e perbenista dove si perpetua lo sfruttamento commerciale della ricorrenza, dissacrandone del tutto il valore morale. Pura offesa per tutte quelle donne che per fortuna non la pensano così. Fa meditare e rabbrividire come il significato intrinseco dell’8 marzo sia stato azzerato e di come le sofferenze di donne eroiche, le lotte, le rivoluzioni e le tante vessazioni subite per la conquista di diritti umani e paritari si siano ridotti a cene e banchetti di donne in libera uscita. Certo le donne sono libere di andare a festeggiare, ma poi sono maltrattate, violentate e uccise per mano di maschi fondamentalisti, accecati da una retrograda concezione stereotipata della donna. La donna occidentale, rispetto a tanti altri paesi nel mondo, ha fatto passi da gigante ma molta strada deve essere ancora fatta prima che si possa parlare di vera libertà, fatta di cultura, di rispetto e di diritti umani. La discriminante differenza fra uomo è donna è palese se si considera come sia ancora poco rappresentata addirittra assente in molti ambiti lavorativi, sociali e politici o quando, dietro l’apparente e felice quadretto familiare, si scoprono donne trasformate in serve della famiglia e vittime silenziose di sfruttamenti fisici e psicologici. Dobbiamo prendere atto del fatto che le donne che muoiono sempre di più fra le pareti domestiche, vittime di violenze, supera di gran lunga le morti per tumori o incidenti stradali, donne uccise (avvelenate, bruciate, accoltellate) per raptus di fidanzati, mariti, compagni e di padri a seguito di rifiuti o di scelte non condivise. Questa e‘ una vera e propria emergenza sociale che deve portare tutti ad una seria riflessione e ad agire perchè, con una legislazione severa e punitiva, si possa contrastare questo fenomeno dilagante e aiutare la donna a superare la paura di denunciare. Più nessun 8 marzo può essere dedicato alle donne con piena coscienza e leggerezza, perchè nessuna donna potrà sentirsi veramente libera se non prima allegerita dalla paura delle violenze e dai suprusi maschilisti.
Le mimose sono meravigliose, ma per ora lasciamole al loro posto.
© Riproduzione riservata