12 Febbraio 2025 - Ore
Salute

Scoperto da un ricercatore barlettano il recettore che causa tumore al fegato

Antonio Mazzocca ha guidato un gruppo di ricercatori del Dipartimento Interdisciplinare di Medicina dell’Università degli Studi di Bari

Si chiama Antonio Mazzocca, ha 50 anni, è originario di Barletta e, guidando un gruppo di ricercatori del Dipartimento Interdisciplinare di Medicina dell’Università degli studi di Bari ha identificato un nuovo meccanismo di malattia che sostiene il processo di formazione del cancro al fegato (epatocarcinoma).
La ricerca fa luce sul ruolo del recettore 6 dell’acido lisofosfatidico (LPAR6), sinora definito “recettore orfano”, nel processo di tumorigenesi epatica». LPAR6 è una proteina presente sulla superficie cellulare che funziona come un vero e proprio interruttore molecolare che sostiene la crescita delle cellule tumorali del fegato. In più, si tratta di un recettore che si attiva dopo aver legato un fosfolipide (ossia un “grasso”), l’acido lisofosfatidico o LPA, che funziona in questo caso come un potente fattore di crescita e che cambia un po’ la visione tradizionale di associare i fattori di crescita alle sole proteine. Va inoltre evidenziato che sebbene l’epatocarcinoma sia una malattia multifattoriale, cioè che può essere causata da diversi fattori (virus epatitici, alcool, tossine, ecc.), il meccanismo di malattia identificato dallo studio in questione è ubiquitario e comune alle suddette cause, il che renderebbe LPAR6 un bersaglio terapeutico appetibile. Infine, lo studio dimostra che l’effetto di LPAR6 è esercitato attraverso l’attivazione della funzione di geni chiave per la crescita delle cellule tumorali incluso l’oncogene Pim-3, attraverso un meccanismo che coinvolge la via di trasduzione del segnale mediato dalla proteina STAT3. La scoperta di questo nuovo meccanismo molecolare che sostiene la malattia è rilevante per sviluppi futuri: pone, infatti, il razionale per bersagliare LPAR6 al fine di inibire o rallentare la crescita e la progressione dell’epatocarcinoma, con potenziali implicazioni terapeutiche per il trattamento di questa patologia neoplastica per la quale trattamenti farmacologici risolutivi non sono ancora disponibili.
Antonio Mazzocca svolge attività di ricerca all’Università di Bari e dirige il laboratorio di oncologia sperimentale del fegato all’IRCCS “Saverio Debellis” di Castellana Grotte.

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