L’ultimo post di Michele Emiliano sulla sua bacheca Facebook è molto chiaro. La Sanità pugliese è uno dei punti di cui vuol discutere. Emiliano scrive testualmente:
“Ho ricevuto e pubblico questa bellissima lettera che ho ricevuto in copia solo oggi. Bisogna subito dare una risposta, soprattutto ai pazienti nell’interesse dei quali l’infermiera ha scritto.
Egregio Signor Presidente dott. Nichi Vendola
sono un’infermiera e lavoro presso l’efficiente Clinica oculistica del Policlinico di Bari.Ogni giorno mi interfaccio con molte decine di persone, soprattutto anziane, che si recano presso la clinica per effettuare interventi anche banali come ad esempio la rimozione della cataratta o iniezioni intravitreali. Sebbene gli interventi non hanno una grossa complessità chirurgica, di contro hanno un alto significato per il mantenimento della autonomia di queste persone, che senza la vista non riuscirebbero neppure a muoversi nella loro casa. La crisi economica si fa sentire sempre di più anche nel mio lavoro: mancanza di turnover, nessun aumento di stipendio chissà ancora per quanto a fronte dell’aumento dei costi della vita; eppure le preoccupazioni più angoscianti, quelle che mi porto a casa dopo il lavoro, non riguardano questi aspetti. Noi infermieri siamo gli operatori sanitari più graditi dai pazienti (lo dice l’OCSE); con noi riescono a comunicare i loro disagi e noi lavoriamo continuamente per far emergere i loro bisogni e intervenire per risolverli. È questa la pratica professionale, pianificare interventi individualizzati ed olistici. Le nostre funzioni assistenziali sono indirizzate dal nostro profilo professionale e dal nostro codice deontologico, su cui tutta la comunità professionale ha lavorato e condiviso; le nostre responsabilità etiche, advocacy, competenza, cooperazione, caring, ce le assumiamo quotidianamente con il sorriso e senza sacrificio. Scrivo Loro perché queste responsabilità voglio assumerle pienamente e voglio sostenere il mio ruolo di avvocato dei pazienti. Vi racconto attraverso il percorso del paziente, quali e quanti colliri deve acquistare per effettuare un banale intervento oculistico. Due giorni precedenti l’intervento, il paziente deve somministrare due colliri: un antinfiammatorio e un antibiotico a scopo profilattico. Tra una somministrazione e l’altra bisogna detergere l’occhio con salviettine imbevute monouso. (costo compreso tra i 40 e 50 euro) Dopo l’intervento devono usare per la prima settimana due colliri diversi da quelli della preparazione (antibiotico con cortisone e antinfiammatorio), nella seconda settimana devono sostituire il collirio antibiotico con un altro senza cortisone e aggiungere un secondo collirio e poi dalla terza settimana altri colliri ancora, per continuare successivamente con lacrime artificiali e integratori di omega 3; ovviamente non manca l’uso di bende oculari e di salviette umidificate. (il costo??? Ho perso il conto perché arriva oltre i 100 euro!!!!) Questa procedura deve essere effettuata anche per il secondo occhio che generalmente non viene mai operato prima di un mese; purtroppo i colliri non possono essere conservati oltre i 20 giorni.
Ogni giorno di fronte a questa situazione ci sono anziani che ci fanno presente che con la loro pensione non riesco a far fronte a questa spesa, eppure per loro l’intervento è fondamentale; tentano di elemosinare una benda oculare, un collirio, anche già usato, dicendo: “se l’ospedale lo deve buttare…!”.
Tra le situazioni che mi hanno recentemente toccata c’è stata quella di un anziano che è arrivato in sala operatoria oculistica con una congiuntivite purulenta per operare il secondo occhio di cataratta. Ha raccontato che la congiuntivite gli è cominciata con la somministrazione dei colliri preventivi; gli ho chiesto se avesse usato gli stessi colliri del primo occhio e con vergogna e a testa bassa mi ha detto di sì. In quelle condizioni non poteva operarsi e il chirurgo gli ha comunicato che doveva effettuare una terapia per la congiuntivite. Con gli occhi lucidi e la voce roca il paziente ha esclamato: “devo comprare altri colliri?”. Ho girato la testa perché non reggevo l’umiliazione. Chissà se questo paziente tornerà ad operarsi. Un altro anziano mi ha detto di aver rispettato tutte le prescrizioni per lapreparazione dei due giorni prima all’intervento e ha commentato che, essendo la spesa pari a 48 euro e avendo terminato la pensione, ha effettuato un debito con la farmacia in attesa di riscuotere la successiva pensione. Gli ho dovuto dire che dopo l’intervento sarebbero serviti altri colliri e per un attimo ho avuto la tentazione di diventare una fuorilegge e prendere quello che potevo dall’armadio della clinica. Ma non avrei potuto farlo, perché il mio gesto non avrebbe risolto il problema degli altri pazienti che erano presenti e di tanti altri che non possono permettersi una tale spesa ed è contro il codice deontologico, oltre che contro la legge. Ora vivo la preoccupazione se quel paziente, ma ogni giorno uno di loro, sta curando adeguatamente l’occhio operato, prevenendo la congiuntivite e per qualche raro paziente l’endoftalmite. Ancora incontro persone che mi chiedono se in ospedale girano campioni di colliri antiallergici per bambini, figli di famiglie poco abbienti, perché il trattamento dura mesi e io che sono allergica so esattamente che un collirio per 20 giorni costa intorno ai 15 euro. Ho provato a parlare con gli oculisti e gli ho detto che devono fare qualcosa e loro mi rispondono: io ai miei pazienti gli do solo il necessario, gli prescrivo i farmaci meno costosi! …ai loro pazienti, quelli che già hanno la disponibilità di recarsi da un oculista privato… e se ci sono farmaci non indispensabili, non possono essere indicati per tutti come “consigliati”??? Il motivo per cui vi scrivo è questo: trovate un tavolo di confronto con medici oculisti, farmacisti, case produttrici e provate ad impegnarvi per mettere uno, almeno un collirio antibiotico, quello meno costoso, ma sempre oneroso per le tasche di un povero o di un pensionato, nel prontuario dei farmaci rimborsabili a carico del SSN. Ve lo chiedo in ginocchio, con la pietà che un malato deve ricevere dagli operatori sanitari e io sono convinta di rivolgermi a persone che hanno a cuore e sono sensibili a questi temi. Sperando di avere un minimo di ascolto, mi è gradito esprimere Loro i miei cordiali saluti
Donatella D’Accolti
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