Questa è una storia semplice. La mia. Ho 38 anni, e sono felicemente stanca come una vecchia di 80, che anela ad un riposo dondolante, tiepido, risolto. So che c’è una sera, e che c’è un mattino, e il mattino riprende con tutta l’animosità che mi rende agli occhi della gente: Pamela. Inizio oggi a raccontarvi questa storia solo per testimoniare che, a lungo andare, fede e operosità abbinate non possono non riuscire. Il suono che ha sempre accompagnato la prima parte della mia vita è stato quello della macchina da cucire a pedale di mia madre, e, tutt’attorno al mio sguardo, ritagli di tessuti, cotoni, bottoni. Ai miei occhi era quanto di più stimolante e divertente potesse esserci. Insieme ad intere mattinate trascorse al mercato dell’usato, dove perdersi fra rumorosi banchi di fantasie. Questo è l’inizio della mia storia. Ora non più solo mia, ma nostra, plurale, condivisa, divisa, soprattutto forse moltiplicata. Questo è il più intimo, remoto, desiderato inizio di Charity Chic.
Un’ amica, tornata dall’ Inghilterra, mi parlò dei ” charities”, negozi dove chiunque dona cose usate, inutili, disutili, ormai desuete. Si rimettono in vendita e i ricavati vengono devoluti ad associazioni benefiche.
Ecco: il mio vagabondare attraverso esperienze che non riuscivano a prendere forma, ora stava giungendo ad un progetto concreto.
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