6 Dicembre 2024 - Ore
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Aveva nove anni…

Le bambine l’arma preferita dei terroristi che dal 2009 insanguinano la Nigeria

Aveva nove anni la più piccola delle cinque creature fatte saltare in aria in Nigeria. Aveva solo nove anni, ed io ho immaginato il suo sorriso, le sue mani, i suoi piedi, le gambe lunghe e secche, le braccia, il suo piccolo corpo. Ho provato a pensare all’espressione che poteva avere mentre le tiravano su il vestito e la toccavano per sistemarle bene sui fianchi la cintura con l’esplosivo. Le bambine sono ormai, già da più di un anno, l’arma preferita dei terroristi che dal 2009 insanguinano la Nigeria. Scelgono le bambine perché la loro tenera età le rende più docili. Ricordo il senso di smarrimento e di orrore che già mi attanagliò quando a gennaio di quest’anno fu fatta esplodere la prima bambina. Ricordo che istintivamente corsi nell’altra stanza ad abbracciare mia figlia, poi cambiai stanza e piansi al buio, in silenzio. Questa volta la squadra di Boko Haram ne ha usate cinque, disseminandole in diversi posti della città di Maiduguri per farle esplodere simultaneamente. Una notizia come tante, assuefatti come siamo ai conteggi dei morti che si susseguono sui media, con un bilancio in Nigeria di dieci vittime più trentanove feriti, che versano in condizioni gravissime. Io però le facce di quelle bambine non riesco proprio a togliermele dalla testa e me le vedo camminare davanti, tutte piene di esplosivo. Guardo i loro piedi scalzi che si muovono meccanici per raggiungere i cinque punti della città. Sento il loro cuore che batte all’impazzata, quei corpi, quei capelli, quelle giovani membra, tra poco saranno nulla. Polvere di carne, dita staccate, sangue raggrumito. Denti, occhi, lingua, labbra saranno mischiati alla polvere e all’orrore. Non resterà nulla. Andate, mischiatevi alla gente, intimerà la voce rude dell’uomo che le ha trasformate in armi letali, oggetti, cosette da niente, congegni esplosivi. Le ragazzine telecomandate sono soldatine che ubbidiscono a capo chino. Mi avvicino e ne prendo una per mano. Vieni piccola mia, vieni con me dietro quel cespuglio di mangrovia, lasciati portare via da qui, lasciati abbracciare. Ti sfilo la cintura piano piano, non temere. Le dita nelle dita, ora mi stringe, respira sempre più forte, non riesce a muoversi per la paura. Gli occhi sono grandi come fanali, mi guarda impietrita. Non c’è tempo, mi dice. Non posso che ubbidire. Piange adesso, lacrimoni di sale le attraversano le gote smunte, si asciuga in fretta con l’avambraccio. Abbassa il capo e all’improvviso stacca la mano dalla mia e parte. L’esplosivo verrà fatto brillare a distanza tra qualche minuto ed io non sarò stata capace di fare niente. Niente. Niente.
BOOM!
Un incubo così! Mi sveglio e sento ancora la sua manina nella mia. Fredda.
Su alcune testate leggeremo che cinque ragazzine in Nigeria si sono fatte esplodere.
Come se avessero scelto.

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