29 Marzo 2024 - Ore
Cronaca

Autismo, la storia del piccolo Gabriele: ‘Aiutateci a sostenere i progressi di nostro figlio’

La mamma del bimbo combatte una battaglia quotidiana contro la sindrome: 'Abbiamo bisogno di donazioni spontanee, volontarie e concrete per migliorare la vita di Gabriele'

“L’autismo è un vestito su misura cucito sulla pelle del mio bambino”. Comincia così la testimonianza di Stefania, donna barese e madre di Gabriele, bimbo autistico di cinque anni. La mamma combatte una battaglia quotidiana contro la sindrome, mentre la ricerca è al lavoro per dare una nuova speranza al bimbo “speciale”.

LA STORIA DI GABRIELE

Il piccolo Gabriele Arcangelo nasce nel 2014: “Chiunque lo vedeva tra le corsie dell’ospedale si innamorava di lui – spiega Stefania -, era un angelo: capelli biondi e occhi azzurri”. Il piccolo cresce serenamente e all’età di 11 mesi comincia a parlare e a deambulare. Tutto cambia pochi giorni dopo: il piccolo viene colpito da una febbre alta e raggiunge la temperatura di 40 gradi. Tuttavia, una cura di antipiretici opportuni nel dosaggio giusto, migliora sensibilmente le condizioni di Gabriele. “Dopo essersi ripreso – continua la mamma -, ci siamo accorti che il bimbo aveva perso il contatto oculare con il mondo circostante”. Passano i mesi, ma Gabriele è cambiato: il piccolo non cammina e non parla. All’età di 3 anni e quattro mesi arriva il momento della prima visita da uno specialista e il risultato è scioccante: Gabriele viene definito un soggetto autistico di livello 3, con gravità di socializzazione e gravità di linguaggio.

“Tutto è diventato buio all’improvviso – continua Stefania -, non riuscivamo a crederci. Passato lo shock iniziale, non ci siamo persi d’animo: abbiamo continuato a girare i migliori centri pugliesi che hanno smentito la prima diagnosi, spiegandoci che Gabriele è affetto da autismo di livello due”.

Il piccolo comincia gli esercizi di psicomotricità, utili per stimolare la parte del cervello “dormiente”. Le lezioni però complicano la situazione di Gabriele, che diventa all’improvviso aggressivo e violento soprattutto tra le mura domestiche: “L’aggressività di nostro figlio era prevedibile – aggiunge Stefania -, ma non ci aspettavamo che durasse per cinque mesi. È stato un momento difficile, abbiamo affrontato tante difficoltà ma adesso il peggio è passato”.

Nel marzo 2018 il centro psicomotorio comunica che il piccolo è pronto per la logopedia: “Per un primo periodo siamo riusciti a sostenere i prezzi delle sedute – spiega la mamma di Gabriele – poi però non siamo più stati in grado di sostenere i costi e abbiamo chiesto aiuto alla comunità barese”.

GARA DI SOLIDARIETÀ PER IL PICCOLO GABRIELE

Stefania è una donna forte, non si perde d’animo e crea una fitta rete di contatti per cercare donazioni e sostenere economicamente i progressi del piccolo Gabriele: “Molti esponenti dello spettacolo sono accorsi in nostro aiuto – continua -, organizzando una partita di calcio e due spettacoli di beneficenza. Siamo riusciti a raccogliere dei fondi concreti per comprare beni di prima necessità per Gabriele, riuscendo anche a continuare le lezioni di logopedia. Siamo una famiglia semplice, vogliamo solo il bene di nostro figlio. Abbiamo sempre preferito dare oggettività alle donazioni, per questo rendiamo partecipe il donatore e non vogliamo soldi liquidi nelle nostre tasche. Tutto quello che riceviamo viene utilizzato esclusivamente per il piccolo”.

Intanto il bimbo continua a fare progressi: in cinque settimane di terapia è riuscito a pronunciare il proprio nome e cognome, formulando anche delle brevi frasi. “Sentire la sua voce – aggiunge Stefania, visibilmente emozionata -, anche soltanto per pronunciare parole semplici come mamma e papà, è qualcosa di indescrivibile”.

Il piccolo Gabriele e la sua famiglia ricevono quotidianamente l’aiuto lecito e legalmente riconosciuto dalle istituzioni preposte alla cura di un bambino autistico. Tuttavia la situazione del piccolo, a volte in base alla crescita fisiologia ed ai progressi, necessita di inserire in programma ulteriori attività. Per questo motivo Stefania sta cercando di mettere in piedi una rete di raccolta concreta per consentire tutte le attività educative, logopediche, comportamentali e di inclusione sportiva-sociale per il bimbo.

Questa intervista racconta prettamente la singola storia di Gabriele. La famiglia non vuole diventare portavoce della categoria dei bimbi autistici, né tantomeno delle associazioni che si occupano di questo tema.

“Il mio appello riguarda soltanto la situazione di mio figlio. Ringrazio le istituzioni che ogni giorno sono vicine alla nostra situazione e ci forniscono aiuti di tipo burocratico. Invito gli artisti che non hanno avuto modo di conoscere Gabriele – conclude Stefania – di voler far dono di una presenza umana, o di una testimonianza attiva come video o promo, per consentire a Gabriele di ricevere aiuti concreti di beneficenza liberi, spontanei e volontari. Tutto ciò che raccoglieremo servirà soltanto a migliorare la vita di nostro figlio”. 

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