In Puglia esistono tutti i presupposti per chiudere il cerchio su una emergenza d’interesse nazionale, quella dell’Occupazione femminile, che anche nella nostra regione sottolinea la marginalità delle donne pugliesi. Il gap tra presenze maschili e femminili sul posto di lavoro è del 26%. Altissimo come si è poi visto nella presentazione ufficiale dei dati.
L’occasione è stata offerta da un importante momento di confronto ospitato dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bari e promosso dalla Consigliera di Parità della Regione Puglia Serenella Molendini in collaborazione con gli assessorati al Lavoro, allo Sviluppo, al Welfare e Italia Lavoro Nazionale. Presenti, tra gli altri, la Consigliera Nazionale di parità Francesca Cipriani, la Consigliera Politica per l’attuazione del programma della Regione Puglia Titti De Simone, l’Assessora allo Sviluppo Economico Loredana Capone, il Presidente di Confindustria Puglia Domenico Favuzzi e Antonella Marsala, coordinatrice del Progetto Nazionale di Italia Lavoro Equipe 2020. A coordinare i lavori, ma anche lo spazio di riflessione e di proposte è stata la Consigliera Regionale di parità Serenella Molendini che in maniera precisa ed esaustiva, dati aggiornati alla mano, ha fotografato lo stato dell’occupazione femminile e delle discriminazioni di genere nella nostra regione.
Nonostante l’occupazione in Puglia, nel primo semestre 2015, sia aumentata del +2,7%, questo dato è attribuibile quasi esclusivamente la componente maschile, poichè la presenza delle donne nel mondo del lavoro ha subito addirittura una contrazione di 1000 unità rispetto al 2014 è di ben 3000 unità rispetto al 2013, fermandosi a 30,5%. Ecco come si spiega il dato del 26,6% che vi abbiamo fornito ad inizio articolo.
La presenza delle donne nelle aziende medio grandi e del 27,6% (dato fornito dall’ultimo rapporto sul personale femminile e maschile delle aziende 2012-2013 a cura della consigliera regionale di parità e di interesse).
In Puglia le donne beneficiarie dei trattamenti pensionistici hanno un importo medio mensile delle pensioni di € 540, inferiore di 331 euro rispetto a quanto percepito dagli uomini, con un gap del 38%.
Le dimissioni da maternità solo nel 2014 sono state presentate da 1280 donne. Dal 2009, quando se ne contavano 666, il dato è costantemente cresciuto per l’inconciliabilità tra lavoro e cura.
Alto anche il numero delle donne che denunciano discriminazioni sul lavoro: professioniste, operaie, dipendenti pubbliche, precarie.
Per la consigliera Molendini dunque “Ci sono tutti i presupposti per fare dell’occupazione femminile un tema di sviluppo per la Puglia” e l’assessora Capone si è impegnata a “creare un legame finalmente più solido tra donne, aziende e territorio”. Ha chiuso il cerchio la consigliera politica De Simone che ha ribadito la necessità di un riequilibrio della presenza di genere in politica rimarcando l’importanza di sottolineare la questione “nel Consiglio Regionale che si occuperà della Legge Elettorale”.
Il seminario infine, ha annunciato ufficialmente l’avvio dei lavori dell’Osservatorio Regionale sulle Discriminazioni di Genere, una delle necessità emerse dai lavori degli Stati Regionali delle Donne dello scorso maggio. Un atto concreto che Serenella Molendini ha sintetizzato con due hashtag: #illavoroinsiemecontinua e #insiemesipuò
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