12 Maggio 2025 - Ore
Solidarietà

117 morti in Libia

Le emozioni e le parole di Maria Grazia Pani

Quel mare senza tempo,
nel moto eterno delle maree,
soffoca bambini caduti dalle barche,
entra nei polmoni di madri che non hanno più la forza di urlare,
ingoia uomini bruciati dal sole e dal dolore.
Annegano con i corpi le speranze.
Il ventricolo destro del cuore ha un ultimo fremito.
E’ la fine.
Morte terribile inferta da quel mare così carico di attese,
ponte ideale per fuggire dalla fame, dalla guerra, dalla disperazione.
L’acqua trasparente si infanga di sangue innocente.
E dagli abissi riemergono cadaveri,
quasi sputati dal ventre salato,
rigettati dal Dio del mare,
che non si pasce di carne umana,
e nemmeno più di cavalli.
Riversi su spiagge assolate e silenziose,
la faccia sprofondata nella sabbia.
le braccia aperte:
sembrano crocifissi.
Alcuni galleggiano poco distanti,
come alghe o pesci sbattuti da flutti violenti.
Ma sono uomini.
Uomini, non “migranti”.
Sono uomini. Sono donne. Sono bambini.
Come me. Come tutti noi che li stiamo a guardare
sullo schermo delle nostre asservite televisioni
e dei nostri computer che ci accecano drogandoci con una sorta di delirio di onnipotenza.
Sembra che collegati a questa “rete” noi possiamo tutto.
Invece non possiamo niente.
Vorrei che questa rete virtuale si materializzasse e diventasse una immensa rete fatta di corda e cotone, una rete di salvataggio da lanciare a chi sta per affogare per poi tirarlo a riva sano e salvo.
Ma non si può.
Possiamo solo stare a guardare.
E stare male. Si. Sentirci male, se abbiamo ancora un briciolo di umanità e di compassione.
Perchè se siamo vinti dall’assuefazione,
allora siamo morti anche noi.
In quello stesso Mare Mediterraneo,
culla di civiltà ,
baratro di morte,
muore anche una parte di noi.
Mare che cela sepolcri maledetti,
cimitero di scheletri e di idee, di sogni e di sorrisi,
di aneliti di libertà e utopie.
Piango.
E mentre guardo le immagini che scorrono
online,
appare la pubblicità di una crociera extralusso nel Mar Mediterraneo. Beffa del destino. Terribile sovrapposizione di macabro paradosso”.


(3 giugno 2016 leggendo la notizia dei 117 corpi ritrovati sulle spiaggie della Libia)

© Riproduzione riservata

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