La Puglia è la terza regione in Italia ad usufruire, in termini assoluti, delle risorse messe a disposizione dall’Unione europea. Subito dopo Campania e Sicilia.
È inoltre, la regione italiana che più di tutte ha usato i fondi europei Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e Fse (Fondo Sociale Europeo) nel periodo di programmazione 2014-2020.
La spesa certificata al 31 dicembre 2022 è pari, infatti, al 94,87% delle risorse complessive programmate, come confermano i dati di riepilogo pubblicati dall’Agenzia per la Coesione Territoriale.
Ma per quali obiettivi sono stati utilizzati complessivamente tutti questi fondi?
Innanzitutto per la competitività delle imprese. Fondi che hanno permesso al comparto produttivo di piazzarsi al di sopra della media nazionale.
Tre gli indicatori dirimenti: capacità di esportare, tasso di iscrizione nel registro delle imprese e tasso di nascita delle imprese.
Come seconda voce poi, abbiamo il segmento dedicato ai trasporti ed alla mobilità.
Un trend, quello pugliese, che ricalca quello nazionale, con percentuali esaltanti.
Fin qui il ciclo 2014-2020. Ma come siamo messi per i prossimi fondi di programmazione Fesr e Fse+? Parrebbe molto bene.
Ancora una volta la voce più significativa riguarderà la competitività e l’innovazione. E poi, a cascata, l’occupazione, l’attività di ricerca, la transizione digitale, quella ecologica, la formazione.
Senza dimenticare welfare, salute e istruzione.
Servizio di comunicazione – Puglia Vitamina P
Puglia – risorse europee
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La Puglia è la terza regione in Italia ad usufruire, in termini assoluti, delle risorse messe a disposizione dall’Unione europea. Subito dopo Campania e Sicilia.
È inoltre, la regione italiana che più di tutte ha usato i fondi europei Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e Fse (Fondo Sociale Europeo) nel periodo di programmazione 2014-2020.
La spesa certificata al 31 dicembre 2022 è pari, infatti, al 94,87% delle risorse complessive programmate, come confermano i dati di riepilogo pubblicati dall’Agenzia per la Coesione Territoriale.
Ma per quali obiettivi sono stati utilizzati complessivamente tutti questi fondi?
Innanzitutto per la competitività delle imprese. Fondi che hanno permesso al comparto produttivo di piazzarsi al di sopra della media nazionale.
Tre gli indicatori dirimenti: capacità di esportare, tasso di iscrizione nel registro delle imprese e tasso di nascita delle imprese.
Come seconda voce poi, abbiamo il segmento dedicato ai trasporti ed alla mobilità.
Un trend, quello pugliese, che ricalca quello nazionale, con percentuali esaltanti.
Fin qui il ciclo 2014-2020. Ma come siamo messi per i prossimi fondi di programmazione Fesr e Fse+? Parrebbe molto bene.
Ancora una volta la voce più significativa riguarderà la competitività e l’innovazione. E poi, a cascata, l’occupazione, l’attività di ricerca, la transizione digitale, quella ecologica, la formazione.
Senza dimenticare welfare, salute e istruzione.
La Puglia è la terza regione in Italia ad usufruire, in termini assoluti, delle risorse messe a disposizione dall’Unione europea. Subito dopo Campania e Sicilia.
È inoltre, la regione italiana che più di tutte ha usato i fondi europei Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e Fse (Fondo Sociale Europeo) nel periodo di programmazione 2014-2020.
La spesa certificata al 31 dicembre 2022 è pari, infatti, al 94,87% delle risorse complessive programmate, come confermano i dati di riepilogo pubblicati dall’Agenzia per la Coesione Territoriale.
Ma per quali obiettivi sono stati utilizzati complessivamente tutti questi fondi?
Innanzitutto per la competitività delle imprese. Fondi che hanno permesso al comparto produttivo di piazzarsi al di sopra della media nazionale.
Tre gli indicatori dirimenti: capacità di esportare, tasso di iscrizione nel registro delle imprese e tasso di nascita delle imprese.
Come seconda voce poi, abbiamo il segmento dedicato ai trasporti ed alla mobilità.
Un trend, quello pugliese, che ricalca quello nazionale, con percentuali esaltanti.
Fin qui il ciclo 2014-2020. Ma come siamo messi per i prossimi fondi di programmazione Fesr e Fse+? Parrebbe molto bene.
Ancora una volta la voce più significativa riguarderà la competitività e l’innovazione. E poi, a cascata, l’occupazione, l’attività di ricerca, la transizione digitale, quella ecologica, la formazione.
Senza dimenticare welfare, salute e istruzione.
La Puglia è la terza regione in Italia ad usufruire, in termini assoluti, delle risorse messe a disposizione dall’Unione europea. Subito dopo Campania e Sicilia.
È inoltre, la regione italiana che più di tutte ha usato i fondi europei Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e Fse (Fondo Sociale Europeo) nel periodo di programmazione 2014-2020.
La spesa certificata al 31 dicembre 2022 è pari, infatti, al 94,87% delle risorse complessive programmate, come confermano i dati di riepilogo pubblicati dall’Agenzia per la Coesione Territoriale.
Ma per quali obiettivi sono stati utilizzati complessivamente tutti questi fondi?
Innanzitutto per la competitività delle imprese. Fondi che hanno permesso al comparto produttivo di piazzarsi al di sopra della media nazionale.
Tre gli indicatori dirimenti: capacità di esportare, tasso di iscrizione nel registro delle imprese e tasso di nascita delle imprese.
Come seconda voce poi, abbiamo il segmento dedicato ai trasporti ed alla mobilità.
Un trend, quello pugliese, che ricalca quello nazionale, con percentuali esaltanti.
Fin qui il ciclo 2014-2020. Ma come siamo messi per i prossimi fondi di programmazione Fesr e Fse+? Parrebbe molto bene.
Ancora una volta la voce più significativa riguarderà la competitività e l’innovazione. E poi, a cascata, l’occupazione, l’attività di ricerca, la transizione digitale, quella ecologica, la formazione.
Senza dimenticare welfare, salute e istruzione.
La Puglia è la terza regione in Italia ad usufruire, in termini assoluti, delle risorse messe a disposizione dall’Unione europea. Subito dopo Campania e Sicilia.
È inoltre, la regione italiana che più di tutte ha usato i fondi europei Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e Fse (Fondo Sociale Europeo) nel periodo di programmazione 2014-2020.
La spesa certificata al 31 dicembre 2022 è pari, infatti, al 94,87% delle risorse complessive programmate, come confermano i dati di riepilogo pubblicati dall’Agenzia per la Coesione Territoriale.
Ma per quali obiettivi sono stati utilizzati complessivamente tutti questi fondi?
Innanzitutto per la competitività delle imprese. Fondi che hanno permesso al comparto produttivo di piazzarsi al di sopra della media nazionale.
Tre gli indicatori dirimenti: capacità di esportare, tasso di iscrizione nel registro delle imprese e tasso di nascita delle imprese.
Come seconda voce poi, abbiamo il segmento dedicato ai trasporti ed alla mobilità.
Un trend, quello pugliese, che ricalca quello nazionale, con percentuali esaltanti.
Fin qui il ciclo 2014-2020. Ma come siamo messi per i prossimi fondi di programmazione Fesr e Fse+? Parrebbe molto bene.
Ancora una volta la voce più significativa riguarderà la competitività e l’innovazione. E poi, a cascata, l’occupazione, l’attività di ricerca, la transizione digitale, quella ecologica, la formazione.
Senza dimenticare welfare, salute e istruzione.
La Puglia è la terza regione in Italia ad usufruire, in termini assoluti, delle risorse messe a disposizione dall’Unione europea. Subito dopo Campania e Sicilia.
È inoltre, la regione italiana che più di tutte ha usato i fondi europei Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) e Fse (Fondo Sociale Europeo) nel periodo di programmazione 2014-2020.
La spesa certificata al 31 dicembre 2022 è pari, infatti, al 94,87% delle risorse complessive programmate, come confermano i dati di riepilogo pubblicati dall’Agenzia per la Coesione Territoriale.
Ma per quali obiettivi sono stati utilizzati complessivamente tutti questi fondi?
Innanzitutto per la competitività delle imprese. Fondi che hanno permesso al comparto produttivo di piazzarsi al di sopra della media nazionale.
Tre gli indicatori dirimenti: capacità di esportare, tasso di iscrizione nel registro delle imprese e tasso di nascita delle imprese.
Come seconda voce poi, abbiamo il segmento dedicato ai trasporti ed alla mobilità.
Un trend, quello pugliese, che ricalca quello nazionale, con percentuali esaltanti.
Fin qui il ciclo 2014-2020. Ma come siamo messi per i prossimi fondi di programmazione Fesr e Fse+? Parrebbe molto bene.
Ancora una volta la voce più significativa riguarderà la competitività e l’innovazione. E poi, a cascata, l’occupazione, l’attività di ricerca, la transizione digitale, quella ecologica, la formazione.
Senza dimenticare welfare, salute e istruzione.
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