La Procura di Lecce ha chiesto il rinvio a giudizio per l’imprenditore agricolo di Nardò Giuseppe Mariano e il caporale sudanese Mohamed Shaa Eldei, accusati di omicidio colposo e caporalato in relazione alla morte del bracciante sudanese Abdullah Mohamed di 47 anni, stroncato dal caldo nei campi il 20 luglio 2015.
Quel giorno il termometro segnava 40 gradi e Mohamed lavorava, insieme a decine di altri, senza cappello e acqua, lontano da qualunque riparo e nelle ore più calde della giornata. L’udienza preliminare a carico dei presunti responsabili del suo decesso è fissata per il 7 febbraio davanti al gip di Lecce, Giovanni Gallo. La pm Paola Guglielmi, che ha coordinato le indagini dei carabinieri del Ros, chiederà che i due imputati vengano processati.
All’imprenditore si contesta di non aver rispettato le norme sulla sicurezza sul lavoro e anche il reato di caporalato in concorso con il sudanese. Nell’udienza preliminare potrebbero costituirsi parte civile alcune tra le aziende di lavorazione più importanti d’Italia: la Mutti Spa di Montechiarugolo (Parma), la Rosina di Angri (Salerno) e Conserve Italia società cooperative agricole di San Lazzaro in Savena (Bologna), che proprio quell’estate acquistarono dalla Mariano di Nardò pomodori da trasformare in conserve. Nessuna delle tre aziende acquirenti è indagata.
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