Del resto, anche questo, fa parte ovviamente del gioco: tutti gli adolescenti hanno un atteggiamento anti-adulto, per il semplice fatto che noi adulti ci poniamo come detentori assoluti della loro libertà, di ciò che possono o non possono fare e naturalmente questo crea conflitto e, non nascondo che, viversi quotidianamente il conflitto per elaborarlo e affrontarlo costruttivamente è sempre una bella sfida.
Certo ogni genitore lo fa quotidianamente, ma provare a farlo in contemporanea con trentadue adolescenti tutti insieme, femmine e maschi, (spesso sono questi i numeri di una classe) vi assicuro che è una sfida ancora più interessante!
Più intrigante si fa il tutto quando – e in prossimità della primavera il fenomeno si amplifica meravigliosamente – l’ormone adolescenziale parte in corsa libera e folle! Allora accade che in classe si sentano proprio i motori che rombano, gli sguardi si fanno più languidi e persi, e i piccoli pennuti che avevi lasciato teneramente nel biennio, già dal terzo anno si trasformano in libidinosi lupi al cospetto della luna piena o, nel caso delle ragazze, in provocanti Jessica Rabbit dalle labbra succose. Insomma l’eros comincia a serpeggiare tra i banchi e pare che l’unica strategia possibile per noi insegnanti diventi quella di eludere l’argomento aggirandolo anziché affrontarlo.
Ma non è così! E ovviamente non deve essere così né a scuola né in famiglia, dove il problema non è neanche tanto diverso se hai una figlia o un figlio di nove anni che vuol sapere e parte a raffica con domande sul sesso e urgenza assoluta e immediata di risposte chiare e precise. (Mamma ma com’è fatto un pene? Da dove escono i bambini? Perché voi avete i peli e noi no? Ma due donne possono fare l’amore? E quindi non possono avere figli? Cos’è un donatore di seme? E che forma ha questo ‘seme’? Ah, e che vuol dire essere gay? Quindi si possono avere anche solo due padri? E che vuol dire quella strana parola che ho sentito alla tele, sì assomiglia a origami, non ricordo bene, orgamo … origano … ah sì mamma era ORGASMO?!!!)
E torniamo agli adolescenti adesso. Che cosa fa la scuola per spiegare il SESSO?
E l’interruzione di gravidanza, e il tema dell’eros in generale? Come sempre i docenti vengono abbandonati alla loro capacità, autonoma buona volontà e voglia di mettersi in gioco rimboccandosi le maniche e aprendo spazi di discussione e confronto (si rischia anche, a volte, di ‘avere il resto’ se i genitori non sono d’accordo e preferiscono nelle loro case ignorare l’argomento!)
Non parliamo poi di certi colleghi (ma per fortuna non tutti) che insegnano religione e che al solo affacciarsi di domande un attimo più ‘intime’ reagiscono con un “Vade retro Satana” che neanche nel film “L’Esorcista”…
Ora attenzione, io certo non voglio qui negare tutti gli ideali di emancipazione e liberazione che la scuola pubblica incarna e rappresenta, ma non posso non sottolineare quanta strada ci sia ancora da fare. Insomma, continuare a difenderne l’idea, senza osservare ciò che dentro si consuma realmente, può deprivare le energie migliori, quelle necessarie a realizzare pienamente l’ideale che la scuola dichiara di voler perseguire, e per fare questo è assolutamente necessario partire da una critica onesta e radicale, pur senza necessariamente negare gli ideali che la scuola ha sempre dichiarato di perseguire. Semplicemente dico, sulla scorta dell’insegnamento di Manzi, bisognerebbe provare a immaginare modi e luoghi altri dove poter parlare d’ideali e tentare di realizzarli. Fare scuola diversamente significa, per esempio, anche farla altrove e lasciandosi affiancare da altri interlocutori, pronti a lavorare a un riposizionamento della pedagogia nel dibattito pubblico. E questo può iniziare anche partendo dalla rivisitazione dei testi per la scuola!
Tanto per cominciare ecco un dato: solo lo 0, 5 per cento dei teenager ignora il porno online (direi che non è una cifra da poco!) e cresce anche il fenomeno dei libri soft-core per teenagers.
Ripensare il sistema di nostri valori e del nostro ‘stare al mondo’ parte dalla capacità di immaginare nuovi vettori per orientare e proiettare l’agire educativo. A un’accettazione passiva e a volte inconsapevole della mutazione e della ‘retorica della crisi’ è necessario opporsi facendosi veicolo di nuove prassi, serve insomma che ci si rimasterizzi su modelli nuovi di educatrici e educatori, capaci di operare dentro il cambiamento, capaci di decifrare il contemporaneo e di cogliere in esso tutto ciò che conserva una possibilità di resistenza all’omologazione e alla disgregazione. Credo che sia questa fondamentalmente la lezione che Manzi ci ha lasciato e, se devo dirla tutta, a mio parere si tratta solo di una questione di stile più che d’ideologia. Semplicemente occorre più coraggio.
La verità è che la sessualità infantile e adolescenziale, così come l’orientamento sessuale, restano a oggi, un territorio inesplorato e pericoloso non solo per adulti inesperti ma anche per i media. Non sono bastati i testi militanti della Lipperini o di Laffi a rivelarci un mondo abitato da minori perversamente adultizzati nei consumi, e quindi nelle relazioni, e dunque nella sessualità. I laboratori sull’educazione di genere risultano per lo più affidati alle energie dei singoli e sono ancora poco numerosi; insomma l’educazione sessuale tout-court va affrontata in maniera sistematica e sui testi va fatto un grandissimo lavoro, perché quel poco che è a disposizione propone pagine estremamente caste spesso ricolme di metafore e di eufemismi opachi. Fondamentalmente non si raccontano i corpi (paura di risultare pornografici?) la loro debolezza, la fragilità, ossia proprio tutto quello che la generazione dei digital native non può trovare tra le pieghe dei miliardi di video di rapporti sessuali presenti online, mentre invece fioriscono ammiccanti soft-core novels per adolescenti smaliziati dalle mille (sì, ben più di ‘cinquanta’) sfumature!
E’ su questa impasse che bisogna intervenire, scavalcando l’atteggiamento della rimozione con delle pratiche esaustive di azioni mirate. Ed è per questo che mi sta a cuore segnalare una serie di testi, di recente uscita, che ben trasmettono i messaggi di cui c’è realmente bisogno. Ne segnalo, per ora, solo alcuni ma naturalmente chi vorrà potrà aggiungerne altri, affinché questo spazio interattivo si arricchisca di ulteriori contenuti.
“Il Grande Grosso Libro delle Famiglie” scritto da Mary Hoffman e illustrato da Rosy Asquith, ed. Lo Stampatello, un libro non si limita alle differenze nella composizione delle famiglie, ma esplora (finalmente!) anche i tipi di famiglia omogenitoriale per giungere alle differenti modalità di esprimere le emozioni.
Ulteriori letture consigliate:
J.Bakan ‘Assalto all’infanzia”
L. Lipperini ‘Ancora dalla parte delle bambine’
Rivista Hamelin n.34 ‘Sesso e altre bugie’
S.Laffi ‘La congiura contro i giovani’
Soundtrack consigliato:
Beck ‘Sexx Laws’
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