10 Luglio 2025 - Ore
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Sesso e… coraggio

"Bisogna immaginare nuovi vettori per orientare e proiettare l’agire educativo"

Sono insegnante da anni e per questo trascorro la maggior parte del mio tempo tra i banchi, tra eserciti di adolescenti a volte reboanti, a volte densi e coriacei. Respiro le loro ansie, i loro desideri, le frustrazioni e le rabbie. In poche parole ho la fortuna di fare un lavoro bellissimo, appagante per me, perché si nutre di scambio reciproco e tutta la linfa, che gli studenti mi risucchiano con le loro problematiche, si ricarica, attraverso un’ineludibile e preziosa logica di vasi comunicanti, della loro vivacità, dell’energia che trasudano, della caparbietà, che- per quanto, non lo nego, richieda anche, spesso, dosi massicce di pazienza- sono sempre buon segno di vitalità.
Del resto, anche questo, fa parte ovviamente del gioco: tutti gli adolescenti hanno un atteggiamento anti-adulto, per il semplice fatto che noi adulti ci poniamo come detentori assoluti della loro libertà, di ciò che possono o non possono fare e naturalmente questo crea conflitto e, non nascondo che, viversi quotidianamente il conflitto per elaborarlo e affrontarlo costruttivamente è sempre una bella sfida.
Certo ogni genitore lo fa quotidianamente, ma provare a farlo in contemporanea con trentadue adolescenti tutti insieme, femmine e maschi, (spesso sono questi i numeri di una classe) vi assicuro che è una sfida ancora più interessante!
Più intrigante si fa il tutto quando – e in prossimità della primavera il fenomeno si amplifica meravigliosamente – l’ormone adolescenziale parte in corsa libera e folle! Allora accade che in classe si sentano proprio i motori che rombano, gli sguardi si fanno più languidi e persi, e i piccoli pennuti che avevi lasciato teneramente nel biennio, già dal terzo anno si trasformano in libidinosi lupi al cospetto della luna piena o, nel caso delle ragazze, in provocanti Jessica Rabbit dalle labbra succose. Insomma l’eros comincia a serpeggiare tra i banchi e pare che l’unica strategia possibile per noi insegnanti diventi quella di eludere l’argomento aggirandolo anziché affrontarlo.
Ma non è così! E ovviamente non deve essere così né a scuola né in famiglia, dove il problema non è neanche tanto diverso se hai una figlia o un figlio di nove anni che vuol sapere e parte a raffica con domande sul sesso e urgenza assoluta e immediata di risposte chiare e precise. (Mamma ma com’è fatto un pene? Da dove escono i bambini? Perché voi avete i peli e noi no? Ma due donne possono fare l’amore? E quindi non possono avere figli? Cos’è un donatore di seme? E che forma ha questo ‘seme’? Ah, e che vuol dire essere gay? Quindi si possono avere anche solo due padri? E che vuol dire quella strana parola che ho sentito alla tele, sì assomiglia a origami, non ricordo bene, orgamo … origano … ah sì mamma era ORGASMO?!!!)
E torniamo agli adolescenti adesso. Che cosa fa la scuola per spiegare il SESSO?
E l’interruzione di gravidanza, e il tema dell’eros in generale? Come sempre i docenti vengono abbandonati alla loro capacità, autonoma buona volontà e voglia di mettersi in gioco rimboccandosi le maniche e aprendo spazi di discussione e confronto (si rischia anche, a volte, di ‘avere il resto’ se i genitori non sono d’accordo e preferiscono nelle loro case ignorare l’argomento!)
Non parliamo poi di certi colleghi (ma per fortuna non tutti) che insegnano religione e che al solo affacciarsi di domande un attimo più ‘intime’ reagiscono con un “Vade retro Satana” che neanche nel film “L’Esorcista”…
Che cosa aggiungere? Ecco, partirò dal bel titolo della famosa trasmissione di Alberto Manzi riportata in auge dalla brillante e necessaria fiction a lui dedicata trasmessa di recente su Rai 1: NON E’ MAI TROPPO TARDI! Di che scuola possiamo parlare oggi veramente? Di una scuola dove continuano a riproporsi riforme su quanti anni deve durare, quanti test ancora tocchi superare ai docenti, qual è il numero massimo di alunni che una classe deve contenere e invece, non si pensa piuttosto a trovare un modo per svecchiarla questa nostra scuola, per fare entrare in circolo altre energie, introducendo anche nuove discipline (l’educazione sessuale, oddio che parolaccia!), l’educazione di genere, ma stiamo scherzando e che cos’è?!) Tutt’al più si agisce per sottrazione, e allora ecco che spariscono piuttosto un grappolo di ore di Storia dell’Arte (che magari almeno così un po’ di corpi nudi si vedevano pure e magari s’imparava qualcosina, non solo sulla bellezza ma pure sull’anatomia).
Ora attenzione, io certo non voglio qui negare tutti gli ideali di emancipazione e liberazione che la scuola pubblica incarna e rappresenta, ma non posso non sottolineare quanta strada ci sia ancora da fare. Insomma, continuare a difenderne l’idea, senza osservare ciò che dentro si consuma realmente, può deprivare le energie migliori, quelle necessarie a realizzare pienamente l’ideale che la scuola dichiara di voler perseguire, e per fare questo è assolutamente necessario partire da una critica onesta e radicale, pur senza necessariamente negare gli ideali che la scuola ha sempre dichiarato di perseguire. Semplicemente dico, sulla scorta dell’insegnamento di Manzi, bisognerebbe provare a immaginare modi e luoghi altri dove poter parlare d’ideali e tentare di realizzarli. Fare scuola diversamente significa, per esempio, anche farla altrove e lasciandosi affiancare da altri interlocutori, pronti a lavorare a un riposizionamento della pedagogia nel dibattito pubblico. E questo può iniziare anche partendo dalla rivisitazione dei testi per la scuola!
Tanto per cominciare ecco un dato: solo lo 0, 5 per cento dei teenager ignora il porno online (direi che non è una cifra da poco!) e cresce anche il fenomeno dei libri soft-core per teenagers.
Ripensare il sistema di nostri valori e del nostro ‘stare al mondo’ parte dalla capacità di immaginare nuovi vettori per orientare e proiettare l’agire educativo. A un’accettazione passiva e a volte inconsapevole della mutazione e della ‘retorica della crisi’ è necessario opporsi facendosi veicolo di nuove prassi, serve insomma che ci si rimasterizzi su modelli nuovi di educatrici e educatori, capaci di operare dentro il cambiamento, capaci di decifrare il contemporaneo e di cogliere in esso tutto ciò che conserva una possibilità di resistenza all’omologazione e alla disgregazione. Credo che sia questa fondamentalmente la lezione che Manzi ci ha lasciato e, se devo dirla tutta, a mio parere si tratta solo di una questione di stile più che d’ideologia. Semplicemente occorre più coraggio.
Bisogna imparare a nominare le cose con il loro nome, il sesso è il sesso, l’eros esiste, la pornografia è un dato di fatto, l’omosessualità va compresa (e non ’accettata’ come purtroppo capita spesso di sentire, quasi che i gay avessero qualcosa da dover farsi perdonare!)
La verità è che la sessualità infantile e adolescenziale, così come l’orientamento sessuale, restano a oggi, un territorio inesplorato e pericoloso non solo per adulti inesperti ma anche per i media. Non sono bastati i testi militanti della Lipperini o di Laffi a rivelarci un mondo abitato da minori perversamente adultizzati nei consumi, e quindi nelle relazioni, e dunque nella sessualità. I laboratori sull’educazione di genere risultano per lo più affidati alle energie dei singoli e sono ancora poco numerosi; insomma l’educazione sessuale tout-court va affrontata in maniera sistematica e sui testi va fatto un grandissimo lavoro, perché quel poco che è a disposizione propone pagine estremamente caste spesso ricolme di metafore e di eufemismi opachi. Fondamentalmente non si raccontano i corpi (paura di risultare pornografici?) la loro debolezza, la fragilità, ossia proprio tutto quello che la generazione dei digital native non può trovare tra le pieghe dei miliardi di video di rapporti sessuali presenti online, mentre invece fioriscono ammiccanti soft-core novels per adolescenti smaliziati dalle mille (sì, ben più di ‘cinquanta’) sfumature!
E’ su questa impasse che bisogna intervenire, scavalcando l’atteggiamento della rimozione con delle pratiche esaustive di azioni mirate. Ed è per questo che mi sta a cuore segnalare una serie di testi, di recente uscita, che ben trasmettono i messaggi di cui c’è realmente bisogno. Ne segnalo, per ora, solo alcuni ma naturalmente chi vorrà potrà aggiungerne altri, affinché questo spazio interattivo si arricchisca di ulteriori contenuti.
“ Di che genere sei? Prevenire il bullismo sessista e omotransfobico” a cura di Beatrice Gusmano e Tiziana Mangarella, ed. La Meridiana, nella cui prefazione la Garante per i Diritti dei Minori dott.ssa Rosy Paparella sottolinea quanto sia fondamentale che la scuola si assuma anche la responsabilità di farsi veicolo per le/gli adolescenti di un’acquisizione e di un’elaborazione ‘sana’ della rappresentazione di femminile e maschile, e di quanto sia necessario che la scuola si occupi di prevenzione ‘rispetto alle tante forme di disagio individuale che condizionano la libertà di crescere di ragazzi e ragazze, e allo stesso tempo rispetto alla violenza che pervade la società tutta e che colpisce bambini, donne, persone con diverso orientamento sessuale’.
“Il Grande Grosso Libro delle Famiglie” scritto da Mary Hoffman e illustrato da Rosy Asquith, ed. Lo Stampatello, un libro non si limita alle differenze nella composizione delle famiglie, ma esplora (finalmente!) anche i tipi di famiglia omogenitoriale per giungere alle differenti modalità di esprimere le emozioni.

Ulteriori letture consigliate:
J.Bakan ‘Assalto all’infanzia”
L. Lipperini ‘Ancora dalla parte delle bambine’
Rivista Hamelin n.34 ‘Sesso e altre bugie’
S.Laffi ‘La congiura contro i giovani’
Soundtrack consigliato:
Beck ‘Sexx Laws’

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