È stato convalidato il fermo d’indiziato di delitto di un 39enne, occasionalmente nato a Milano, ma tranese a tutti gli effetti, ritenuto responsabile della sparatoria che si è verificata sabato scorso a Trani in un’affollata pescheria di Via Superga.
Così ha disposto l’ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale vagliando le richieste formulate dalla Procura della Repubblica, le risultanze delle investigazioni dei Carabinieri e le dichiarazioni rese in sede di interrogatorio di convalida dal fermato. Chiariti i contorni generali della vicenda, maturata in apparenza nell’ambito lavorativo delle parti: le risultanze investigative hanno difatti individuato in una disputa tra la vittima ed il reo la causa scatenante del folle gesto.
I due si sarebbero incontrati casualmente in un bar: il 39enne sarebbe stato aggredito e malmenato da un sorvegliato speciale e operaio in una vicina pescheria. La soccombenza alle percosse e l’affronto in un luogo pubblico avrebbe fatto scattare il raptus in capo all’uomo che prima ha raggiunto la propria abitazione per armarsi e successivamente ha fatto irruzione nella pescheria dove lavora il proprio aggressore esplodendo tre colpi di pistola. Soltanto uno dei tre proiettili ha colpito la vittima ad un braccio, mentre i restanti si sono conficcati tra i mitili stoccati per la vendita.
La reazione della vittima “è stata – si legge in una nota dei carabinieri – perfettamente integrata in un contesto criminale di dubbia comprensibilità”: “sorda al rischio appena scampato, non ha inteso collaborare con gli inquirenti, fornendo, unitamente ad altri testimoni, una versione dei fatti volutamente lacunosa ed al vaglio dell’Autorità giudiziaria per quanto attiene ad eventuali profili di favoreggiamento personale”.
Datosi alla fuga, il malfattore ha infine fatto perdere le proprie tracce per gran parte della giornata, presentandosi con il dichiarato intento di collaborare con gli inquirenti solo in tarda serata.
Le indagini dei carabinieri proseguono: se da un lato è ancora attivamente ricercata l’arma del delitto, in apparenza gettata in un cassonetto del centro storico e mai ritrovata, non appare del tutto convincente la matrice del grave fatto di sangue. È difatti pressoché certa la scansione dei fatti così come avvenuti, ma restano per ora molti interrogativi sulla certezza del movente, dichiaratamente ascritto ad una disputa sul prezzo di acquisto nell’intermediazione nella vendita del pescato e dei mitili.
Il fermato, nei confronti del quale è stata disposta la misura cautelare della custodia in carcere, resterà recluso in attesa di giudizio per tentato omicidio, detenzione e porto in luogo pubblico di arma comune da sparo.
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