La Puglia ha avviato l’iter per mettere la parola fine ai danni che i derivati hanno causato in passato alle sue casse. La Puglia ha infatti presentato al ministero dell’Economia la richiesta formale per poter rimborsare anticipatamente i mutui e i prestiti obbligazionari e per chiudere tutti i derivati sottostanti.
Per chiudere questi debiti, la Regione dovrebbe ottenere un nuovo finanziamento di importo analogo dallo Stato, il quale reperirà le risorse anche emettendo BTP trentennali.
L’iter è già iniziato. Il vero tema è però capire se l’operazione sia economicamente conveniente o meno. Tutto dipenderà dal valore di riacquisto dei bond e dal valore di chiusura dei derivati. La partita dipenderà molto dalla capacità di negoziare un’uscita favorevole dai derivati.
Il vero nodo è rappresentato dalle strutture finanziarie sottostanti ai bond, che spesso rendono difficili i calcoli sull’effettiva convenienza ad effettuare un’operazione di riacquisto. La Puglia ha costruito con le banche d’affari venditrici dell’epoca, i sinking funds: cioè grossi “salvadanai” dove mettere poco per volta i soldi che serviranno in futuro per rimborsare i bond alla naturale scadenza. Il problema è che i soldi nei sinking fund sono stati investiti in titoli: in passato in titoli rischiosi (ad es. anche i bond greci), ma recentemente questi “salvadanai” sono stati ristrutturati e ora contengono generalmente solo BTP.
Pertanto, nel calcolo della convenienza sulla ristrutturazione dei debiti, la Regione dovrà tener anche conto di quanti soldi ha già messo in questi “salvadanai” e se l’investimento è in perdita o meno.
Oggi la Regione potrebbe ricomprare il suo bond sul mercato a un prezzo conveniente: attualmente quota intorno all’88% del valore nominale. Per di più i derivati sottostanti – secondo indiscrezioni apparse sui giornali – hanno un valore positivo. A prima vista, dunque, si tratta di una situazione perfetta. Eppure, per colpa del “salvadanaio” sinking fund, potrebbe non esserlo: perché i soldi versati fino ad oggi dalla Regione potrebbero essersi in parte erosi per via delle perdite sull’investimento sottostante. www.confconsumatoripuglia.it
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